miliare: un trattato in nuce sul potere, sull'organizzazione della società e sulle sue debolezze, sulle ambiguità e le contraddizioni della democrazia. Infine, è impossibile resistere alla drammaticità e all'atmosfera ipnotica che il film trasmette a chi lo guarda. Da un punto di vista tecnico, infine, Welles realizza, a soli 26 anni, un gioiello dell'arte cinematografica, destinato a influenzare numerose opere successive, sino ad essere indicato (dall'American Film Institute) come il miglior film americano del secolo XX. Si notino, in particolare, la profondità di campo, l'uso delle luci e la struttura narrativa a incastro e mediante finti cinegiornali. Geniali, infine, alcuni stratagemmi visivi: l'avvicinamento alla casa di Xanadù (peraltro copiata dalla reale abitazione di Hearst), tramite istantanee in successione, la ripresa deformata della stanza di Kane attraverso la concavità della sfera di cristallo rotta, la foto dei giornalisti che "prende vita", e così via. Sceneggiatura di Herman J. Mankiewicz, premiata con l'Oscar. In merito, va segnalata la forza con la quale Welles ha imposto la centralità del suo ruolo, "autore" e
deus ex machina (grazie ad un contratto che gli consentì di ricoprire i ruoli di attore, sceneggiatore, regista e produttore), a discapito dello strapotere degli
studios . Non è un azzardo, né tanto meno conformismo della critica unirsi al coro degli elogi: "Quarto potere" è un capolavoro assoluto.
Il capolavoro assoluto. E, più di ogni altro..
Lo era
IERI,
lo è
OGGI
e lo sarà
DOMANI.
(di Dario Bevilacqua)