ai vantaggi della collettività, avviando, in tal modo, una ribellione intestina, violenta ed inattesa, difficile da contrastare più di qualsiasi altro attacco proveniente dall’esterno. Chaplin disegna una figura meschina, intrisa di contraddizioni, fisiche e comportamentali. Verdoux possiede l’aspetto rassicurante di un docile damerino,

 
 
  attento più alla forma che ai contenuti; singolare, insistente, magari, a tratti persino molesto, ma sostanzialmente innocuo, all’apparenza. Elargisce senza freno dichiarazioni d’amore, perpetuando l’inganno come una sorta di incombenza lavorativa da sbrigare, l’omicidio come una pratica d’ufficio, fastidiosa, ma necessaria per ottenere il meritato stipendio. Verdoux, uomo brillante e mite, un attimo dopo, calcolatore e glaciale assas-
 
 
sino. Per necessità. È bene non perdere di vista questo fondamentale elemento. Il regista allestisce una storia densa di spunti comici, a momenti esilaranti, all’interno di un racconto macabro, tragico per l’argomento trattato; un umorismo obbligato dalla stessa drammaticità, sterile terreno altrimenti di un’esistenza priva di vita; un’eco irresistibile del Charlot abbandonato, nascosto, mai cancellato, latente e pronto a lasciare traccia di sé in quelle movenze saltellanti, nei gesti sconclusionati, nelle accelerazioni improvvise, nell’incedere grottesco di due piedi divergenti. Verdoux, vittima di una società corrotta, che punisce la difesa di un uomo disperatamente ancorato a una dignità rubata, gravato della responsabilità familiare, spogliato della possibilità di prendersene cura, interdetto dagli insegnamenti amorali che ne ottiene: “Un omicidio è delinquenza, un milione è eroismo. Il numero legalizza, mio caro amico”. È forse eresia soffermarsi un momento e dubitare? Disonesto, far scappare dalle labbra un gelido e aspro sorriso di comprensione per un assassino? Incomprensibile, provare un sotterraneo e doloroso compatimento nel seguire con lo sguardo il condannato incontro alla morte? Chaplin costruisce, intorno a un personaggio eterogeneo e indimenticabile, un prisma di emozioni, pensieri, ambiguità e paure, che rendono Monsieur Verdoux un capolavoro senza tempo.


Lo era IERI, lo è OGGI e lo sarà DOMANI.
(di Francesca Lenzi)


 
 
- Riepilogo
 
 




 

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