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degli ufficiali, ai tremori inevitabili di vittime ignare. Il tutto, sotto l'occhio superiore della macchina da presa, spesso adiacente al fucile di Amon Göth, simbolo della dilagante e inafferrabile atrocità nazista.
Schindler's List, al di là della centralità del racconto dell'imprenditore
(nel 1967 riconosciuto Giusto
tra le nazioni dalla commis- |
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sione israeliana Yad Vashem), rileva l'assoluta irrazionalità dell'azione hitleriana. La giovane Helena confida a Schindler l'estrema ansia nella quale sopravvive, priva di qualunque certezza, giusta o sbagliata che sia; non esistono regole alle quale aggrapparsi, non comportamenti da seguire al fine di salvarsi. Illuminante, in tal senso, appare il
dialogo, intorbidato dal vino, tra Göth e l'industriale: "Abbiamo
il potere di uccidere. per questo |
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ci temono" - "Ci temono perché abbiamo il potere di uccidere arbitrariamente". Arbitrariamente. tanta è la differenza che corre tra la malvagità e l'insensatezza, dettata da ordini deliranti. Destabilizzante si mostra anche il montaggio su tre livelli (Schindler durante la festa, il matrimonio degli ebrei, l'aggressione di Göth ai danni di Helena). Abbiamo due tipi di relazione ad unire le varie scene: il bacio coinvolto di Schindler alla ragazza trova simmetria con la vicinanza, poi interrotta, tra l'ufficiale e la domestica, secondo un raccordo visivo. Tra la funzione di rito ebraico e l'attacco ad Helena è, invece, un collegamento sonoro a legare lo schianto della lampadina allo schiaffo sul volto della giovane. Il montaggio alternato tra sequenze di divertimento e quadri di violenza mira ad accrescere il senso di profondo sconforto e continua angoscia nella quale languono i prigionieri. Troppo spesso, a riguardo dell'Olocausto, si è parlato di tragedia causata dalla follia umana; in fin dei conti, una sorta di assoluzione per coloro che si sono macchiati di crimini così immensi. Piuttosto, da accogliere totalmente, nei contenuti che afferra, la pertinente definizione che Hannah Arendt fa riguardo ad Adolf Eichmann e, per estensione, all'azione nazista: la Banalità del Male. Non c'è stata crudeltà insita nell'animo, ma una completa assenza di pensiero, e quindi, di discernimento che ha portato uomini comuni a commettere atti mostruosi. Inconsapevolezza che non indica squilibrio mentale, ma un preciso rifiuto alla riflessione sui propri gesti e sulle relative conseguenze. È inevitabile che la componente tematica svolga un ruolo tutt'altro che marginale nel giudizio del film, a ogni modo realizzato con magistrale perizia; d'altra parte non deve costituire un difetto la motivazione argomentativa, semmai un pregio ulteriore ad un'opera inestimabile, un capolavoro illimitato di tecnica e narrativa cinematografica, per cui la battuta di Itzhak Stern si rivela quasi allegorica esplicitazione: "La Lista è un bene assoluto. la lista è vita. Tutto intorno, ai suoi margini, è l'abisso".
Lo era IERI,
lo è OGGI
e lo sarà
DOMANI.
(di Francesca
Lenzi)
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Riepilogo |
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