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007 Skyfall recensione] - Ora lo possiamo dire, qualcuno timidamente l'aveva già fatto. L'aveva prefigurato, noi compresi, dopo Casino Royale ma solo per mordersi la lingua dopo il mezzo passo falso di Quantum of Solace. Per questo c'era molta attesa verso 007 Skyfall ma ora lo possiamo affermare senza timore di lesa maestà: è questo il miglior Bond di tutti i tempi. Connery va bene, rimarrà intoccabile ma il restyling avviato nel dopo Brosnan ne ha fatto un personaggio finalmente moderno, credibile e dinamico che ha trovato nell'interpretazione di Daniel Craig il perfetto coronamento del processo, paragonabile solo a quanto compiuto con lo Sherlock Holmes di Robert Downey Jr.. Diversissimo dall'originale - a differenza dei predecessori che han sempre tentato di scimmiottarlo - figlioccio di Jason Bourne, il suo è un Bond fisico e muscolare, che sanguina e soffre, che sbaglia e si sporca, si rialza e si ravvede, ma che non dimentica mai la Classe, che rimane sempre e comunque la caratteristica precipua dell'agente al servizio segreto di sua maestà. Alla regia, Sam Mendes, alle prese per la prima volta sia con la creatura di Ian Fleming sia con una pellicola action tutta d'un pezzo, dimostra di aver assimilato i migliori esiti linguistici conseguiti da chi è venuto prima di lui portando in dote un'attenzione particolare alle sfumature dei personaggi e una ricercatezza formale di rara eleganza. L'inseguimento iniziale, convulso e serratissimo, che sia a piedi, in motoscafo o in motocicletta , è ormai divenuto un marchio distintivo mentre echi del Cavaliere Oscuro, film che può senza esagerazioni essere definito "seminale", si ripercuotono lungo tutto lo svolgimento di una trama che, nei suoi tratti essenziali, è probabilmente l'anello più fragile di Skyfall, incentrata su un tema come quello dell'obsolescenza del protagonista in relazione ai tempi che cambiano (le nuove tecnologie, la guerra fredda, i metodi tradizionali che rimangono i migliori ecc..), già affrontato, anche di recente, da numerose parti, e sul canovaccio che vede lo scontro uno contro uno, tra l'eroe e il villain di pari valore (un sempre straordinario Javier Bardem, capace di spargere carisma anche conciato in modo improbabile) secondo dinamiche usate e garantite ma di scarsa creatività. Piuttosto quello che c'è di buono in Skyfall è il tentativo mai osato prima di intraprendere una riflessione, programmatica e semiseria, del concetto di Tempo in 007 all'interno sia della vita di 007 ma soprattutto della saga cinematografica di 007. Forti del fatto che tempo reale e tempo cinematografico non possono coincidere, i risultati assumono i contorni di un gioco autoreferenziale e trasversale tra epoche e stili, tra film e attori, rimandi e citazioni. La domanda: quanti anni ha James Bond? è una domanda ricorrente ma senza risposta. E' singolare pensare che in Casino Royale James Bond era giovane e adesso è già vecchio mentre non era vecchio nel 1962 ai tempi di Licenza d'Uccidere e non era vecchio nemmeno Roger Moore quando di anni ne aveva 57. Il grande colpo di genio di Skyfall si ha però nel finale quando l'ingresso di Miss Moneypenny è in grado da solo di mandare in cortocircuito ogni paradosso spazio temporale. E' il cinquantennale della nascita di Bond per cui spazio ai ricordi: Q, M, la vecchia Aston Martin, la vecchia Scozia. Per un momento abbiamo perfino, ingenuamente, confidato in un'apparizione di Mr. Connery in persona (invece era solo Albert Finney!). Sospesi tra il vecchio e il nuovo anche i bellissimi i titoli di testa sulle note di Adele.
(La recensione del film "
007 Skyfall" è di
Mirko Nottoli)
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