Zero in condotta di Jean Vigo

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IERI OGGI E...

ZERO IN CONDOTTA di Jean Vigo

Zero in condotta di Jean Vigo Recensione

di Veronica Ranocchi
Scopo di questa rubrica è analizzare i grandi film del '900 e quindi di IERI. Contestualizzarli ad OGGI per comprendere se la prova del TEMPO li ha resi ETERNI o superati. Verranno prese in considerazione solo opere che all'epoca vennero reputate CAPOLAVORI per sviscerare, analizzandone il contenuto e la forma, gli aspetti che li hanno resi tali da essere circoscritti al loro TEMPO per ovvi motivi sociali, o ETERNI, anche OGGI e DOMANI.
Inizialmente stroncato dalla critica e soprattutto dalla censura dell'epoca, "Zero in condotta" di Jean Vigo vuole essere una rappresentazione dell'età giovanile e della contrapposizione con quella adulta, che sembra incapace di ricordare la propria gioventù. Un classico senza tempo, di ispirazione autobiografica, il film di Vigo, dalla breve durata e dall'apparente semplicità e linearità, nasconde in sé tanti insegnamenti e tante critiche. La storia mostra la vita di alcuni giovani, studenti in un collegio che si ritrovano ad essere privati della loro libertà e ad essere sottomessi alle rigide regole e alla ferrea disciplina dei sorveglianti adulti che sembrano non capire cosa significhi essere un ragazzo all'interno di un collegio. Tra i giovani, quattro ragazzi vengono puniti per il loro comportamento, non idoneo agli standard, con uno zero in condotta. Proveranno in tutti i modi a ribellarsi, contando sull'aiuto del nuovo sorvegliante Huguet che sembra, più di tutti, comprendere lo stato d'animo dei quattro giovani e non solo, distanziandosi, per quanto possibile, dalla rigidità eccessiva imposta dagli adulti. L'apice di questa ribellione avviene il giorno della festa del collegio, sotto lo sguardo delle massime autorità e massime cariche. I collegiali riusciranno a rovinare la festa organizzata mettendo in fuga il governatore, il direttore del collegio e le altre autorità, festeggiando e volteggiando in libertà, senza più dover rendere conto a nessuno. L'abilità di Jean Vigo risiede nel mostrare tematiche importanti attraverso delle scene iconiche che rappresentano il cinema al cento per cento. Un film di ribellione che, nonostante i suoi "soli" 44 minuti, riesce ad essere completo e in grado di raccontare nella maniera migliore possibile sia il quadro della storia, sia lo sviluppo dei personaggi coinvolti. Il regista invita lo spettatore a guardare, ma a non essere passivo. Il pubblico è costretto a guardare una storia attuale, nella quale potrebbe essere coinvolto e che, solo in apparenza, risulta semplice e lineare. Chi osserva ha il compito, poi, di prendere posizione in merito alla questione e agire di conseguenza, nel proprio personale contesto di vita. Ad essere ben presenti all'interno della storia ci sono più livelli di narrazione e più livelli attraverso i quali guardare alla storia. Sicuramente si può trovare il livello del realismo, sia dal punto di vista tecnico con delle riprese e delle inquadrature impeccabili, senza alcun errore, sia dal punto di vista narrativo, mostrando una situazione verosimile (che, in parte, rimanda anche all'infanzia del regista stesso). Un altro livello con il quale guardare la storia è quello del gioco dal momento che gran parte delle azioni appaiono proprio come un gioco, uno scherzo, una sorta di sovvertimento dell'ordine e delle regole. Il terzo e ultimo livello è quello del surreale, più nascosto rispetto agli altri, ma comunque presente. "Zero in condotta" è l'emblema del rapporto tra gioventù ed età adulta e di come esse siano costantemente in contrasto per poter prevaricare l'una sull'altra. L'inizio del racconto è una sorta di elogio alla gioventù e, quindi, alla spensieratezza di chi, data, appunto, la giovane età, non ha pensieri e non si preoccupa di ciò che lo circonda e di ciò che c'è nel mondo. Il tutto è rappresentato dal treno che riporta i ragazzi al collegio una volta terminate le vacanze e diventa il luogo perfetto per dar vita ad una serie di scherzi e situazioni divertenti che servono a loro per non dimenticare la vacanza da poco terminata e aiutarli, in qualche modo, a superare il rientro. Dall'altra parte, per il pubblico, è una sorta di strizzata d'occhio per cominciare ad introdurlo nella storia e cercare di fargli capire di cosa si tratterà nel prosieguo della vicenda. Il tutto "aiutato" in qualche modo dalla presenza del nuovo istitutore Huguet. Il vero piano dei ragazzi, però, viene messo in atto durante la ricreazione, quando l'entusiasmo dei ragazzi raggiunge il culmine e, complice l'aiuto del nuovo insegnante, i protagonisti daranno prova di non voler rispettare le regole. Vengono, poi, immediatamente puniti con il fatidico zero in condotta e la proibizione di uscire la domenica. Oltre a questi momenti che si possono ben delineare all'interno della storia, ce n'è uno degno di nota: la presentazione del rettore del collegio. Quest'ultimo si presenta nel momento in cui i giovani stanno per uscire con il giovane maestro che si allontana per corteggiare una giovane signora. Il culmine, però, della vicenda e della riflessione che Jean Vigo vuole far fare al pubblico si ha, come già detto, nella scena finale in occasione della festa della scuola, dove i quattro giovani danno il meglio di loro per far spazientire tutti e ribellarsi alle regole del collegio. Indirettamente, però, con questo loro comportamento spingono a far riflettere il pubblico che non deve essere un inerme spettatore, ma deve cercare di guardare oltre e capire. Il collegio non è solo un collegio fine a se stesso, ma anche una metafora per la società in generale e, più nello specifico, per la vita adulta, incapace di comprendere i bisogni e le richieste dei più piccoli che non sono sempre infondate, ma spesso hanno il compito di dare più leggerezza e spensieratezza a chi li circonda e che, proprio per questo motivo, andrebbero colti e sfruttati al meglio. Una denuncia, quindi, spiccatamente sociale che non trova, però, una vera e reale conclusione, ma lascia in sospeso la mente di chi guarda che deve essere sollecitato ad agire in base alla situazione nella quale si trova, senza stare con le mani in mano. Un esempio di come vivere non soltanto un dato momento della propria vita, ma un consiglio su come affrontare alcune situazioni. Con la sua breve opera Jean Vigo ha aperto la strada ad altri cineasti successivi che hanno cercato di cogliere al meglio le sue intuizioni, riprendendole, modificandole, facendole proprie e rendendo onore a questo cineasta forse fin troppo incompreso dai suoi contemporanei. Lo era IERI, lo è OGGI, e lo sarà DOMANI.


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