di E. Lorenzini
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Yves Saint Laurent recensione] - Sarà per la straordinaria somiglianza dell'attore Pierre Niney con il vero Yves. Sarà per la comunanza di origini franco-algerine tra lo stilista icona del XX secolo e il regista Jalil Lespert, che ha scelto di raccontarne la complessità umana e culturale più che la patina mondana. Sarà perchè questo è il primo (e finora unico) biopic su YSL approvato e sottoscritto dal suo mentore e compagno di una vita, Pierre Bergé, che ha attivamente partecipato alla sceneggiatura e ha concesso in esclusiva alla scena di Lespert alcuni capi cult della Fondazione Saint Laurent, oltre a infondere nel film la carica passionale e cerebrale che ha segnato il suo lungo sodalizio con Yves. Fatto sta che il ritratto dello stilista realizzato da Lespert travalica i confini deboli della semplice rievocazione aneddotica e neanche si perde nelle brume leggere del gossip da tabloid d'annata. Yves Saint Laurent è un'indagine composita e affascinante sul personaggio, inquadrato prima nella sua fragilità di genio precoce (a 21 anni era già direttore artistico della maison Dior) e maniaco depressivo, quindi nella verità splendente di mito della moda contemporanea. Per ammissione dello stesso regista, il film è innanzitutto una struggente storia d'amore: una di quelle eterne, aureolate di leggenda perchè intoccate dal tempo, nonostante le molte altalene, i tradimenti, le derive etero verso l'ambigua musa Victoire, la lotta libera tra lo spirito indomito e malato di Yves e la formidabile praticità del suo socio-amante Bergé. Non a caso, la voce narrante è proprio quella di Bergé, oggi ultraottantenne ammantato degli echi della gloria che fu. Il legame che strinse con Saint Laurent è la chiave di volta per afferrare molti aspetti del mito: dalla capacità di restare sulla scena per un memorabile ventennio, a dispetto delle bizze caratteriali e delle molte dipendenze, al successo planetario conquistato con una sapiente e antesignana politica di marketing, gestita dallo stesso Bergé. Grazie alla bravura degli interpreti, perfettamente calati nel mood seppiato di quel secondo Novecento così gravido di promesse, Lespert regala al pubblico una disamina accurata e coinvolgente di un personaggio finora poco esplorato nella sua intimità, confinato nell'etichetta veritiera ma scontata di giacobino delle passerelle. Il suo è un film da vedere, per amor di cronaca e dell'amore stesso.
(La recensione del film "
Yves Saint Laurent" è di
Elisa Lorenzini)
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