La recensione del film X-Men Giorni di un futuro passato

X-MEN GIORNI DI UN FUTURO PASSATO - RECENSIONE

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di Mirko Nottoli

[X-Men Giorni di un futuro passato recensione] Ufficialmente sequel del prequel ma nei fatti episodio di raccordo che si pone l'obiettivo di riunire le ormai numerose diramazioni imboccate dalla saga X-men, tra trilogia originaria, antefatto e spin-off. Costole dotate di una propria autonomia ma comunque sempre rispettose e ammiccanti anche verso le altre linee narrative. X-men giorni di un futuro passato è il punto dove vecchi e nuovi si incontrano, dove giovani e anziani, giocatori a squadre e battitori liberi si ritrovano faccia a faccia. Compito ambizioso e complesso affidato a quel Bryan Singer che tenne a battesimo lo sbarco dei mutanti al cinema 10 anni or sono e che ora si ritrova a dover riprendere le fila del discorso nonostante la marea d'acqua passata sotto i ponti. Il problema principale degli X-men è sempre il solito ovvero la moltiplicazione dei personaggi, il gioco all'accumulo orizzontale a discapito dell'approfondimento dei singoli, la predilezione verso la quantità rispetto alla qualità con conseguente gestione problematica dei tempi sempre disequilibrati, tra azione e introspezione, tra protagonisti e comprimari. In Giorni di un futuro passato avremmo voluto vedere più pathos nell'incontro tra il giovane Xavier e il giovane Magneto, avremmo preteso più esitazione di fronte a un tizio che bussa alla porta e dice di essere venuto dal futuro, avremmo reclamato più spazio per Quicksilver, che si vede poco ma per quel poco ruba la scena a tutti. Purtroppo però la storia deve proseguire, ci sono nuovi supereroi da introdurre, nuove esplosioni e nuovi scontri da coreografare senza parsimonia. Non ci fa sobbalzare di entusiasmo nemmeno l'idea del viaggio nel tempo e ancor meno la modalità con cui avviene, artificiosa e sbrigativa, ma la prendiamo per buona e passiamo oltre. La sensazione tuttavia è che tra un salto temporale e l'altro qualcosa nella cronologia non torni. Va bene, James McAvoy dimostra 15 anni, sembra Silvio Muccino alias Sasha che posa il parquet e nonostante questo tutti lo chiamano professore. Va bene. Fa ridere ma va bene. Come faccia però già allora ad aver aperto la scuola e ad averla già chiusa è un mistero. Lo stesso dicasi per Cerebro (il quale ci è sempre sembrato un'emerita vaccata) già costruito e già lasciato in stato d'abbandono (Cerebro? Negli anni '70 quando c'erano i telefunken grandi come armadi?). Le Sentinelle (parenti stretti del Distruttore di Thor) sono già funzionanti nel '72, le ritroviamo in un futuro apocalittico a dominare la Terra e nel periodo centrale, le hanno messe sotto naftalina? Ma allora, in questo X-men giorni di un passato futuro c'è anche qualcosa da salvare o no? Sì c'è. Innanzitutto il titolo, bellissimo. Poi ci sono ottime sequenze d'azione, su tutte quella spettacolare e divertentissima con Quicksilver, ottimi dialoghi e battute fulminati, con Wolverine che ha dei tempi comici degni di Billy Wilder. C'è un buon mix di avventura e commedia con la seconda che è quasi predominate sulla prima. C'è Fassbender cattivissimo da far paura. E c'è quel senso pervasivo di lotta per la sopravvivenza e sacrificio, quel misto di potenza e fragilità, di bellezza e orrore, di cinismo e solidarietà che rimane la cifra più riuscita della poetica sottesa agli X-men. E poi c'è il finale. Non siamo grandi fan di Bryan Singer ma qui nel finale mette a segno un vero colpo di coda, un finale venato di romanticismo preceduto da un crescendo scandito come un metronomo dal montaggio alternato che ci fa tagliare il traguardo all'ultimo secondo utile, un finale in cui in filigrana pare di poter leggere: "non mi è piaciuto per niente come è finito Conflitto finale. Ebbene, adesso mi riprendo la mia creatura, rimescolo le carte, faccio tabula rasa e riparto daccapo con un nuovo inizio". Sipario. (La recensione del film "X-Men Giorni di un futuro passato" è di Mirko Nottoli)
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