La recensione del film X-Men Apocalisse

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X-MEN: APOCALISSE - RECENSIONE

X-Men Apocalisse recensione
Recensione

di E. Torsiello
[X-Men Apocalisse recensione] - "Ecco viene con le nubi e ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo trafissero e per lui tutti le tribù della Terra si batteranno il petto. Dice il Signore io sono l'Alfa e l'Omega, colui che è, che viene, l'Onnipotente". Risuona terribilmente forte e incombente nella mente dello spettatore questo passaggio dell'Apocalisse di San Giovanni nel momento in cui, a fare la propria comparsa in scena nei primi minuti di questo ultimo capitolo della saga X-Men, è proprio lui, Apocalypse. Medesima nel personaggio, la voglia sacra di punire i tanti e premiare i pochi con la vita eterna. Stesso il desiderio biblico di radere al suolo tutto e dal niente rinascere. L'antesignano di tutti i mutanti, forgiato dal più grande dei poteri, nel mondo degli X-Men è veramente l'Alfa, l'inizio, e (almeno stando ai suoi piani) anche l'Omega, la fine. Imbattibile, dopo un lungo sonno, egli si ridesta e la sua forza insieme a lui. Una forza incommensurabile, alimentata da un infinito potere, da cui non deriverebbero grandi responsabilità, come quello esaltato dallo zio Ben in Spiderman, ma solo distruzione e vendetta. È un potere che avvolge, innalzando chi ne è in possesso al ruolo di pseudo-dio, di idolo venerato e ambizioso, col compito di svolgere il ruolo di guida e liberatore. E allora ecco che Apocalisse diventa Dio, Javeh, El-Olam, Devi. Tante divinità racchiuse insieme in un solo mutante. Al suo fianco, in questa lunga e cruenta battaglia volta alla condanna di quei falsi Dei sotto le cui mentite spoglie si trovano nascosti il potere e il sistema corrotto delle potenze mondiali, i quattro mutanti da lui eletti a cavalieri dell'Apocalisse: Magneto, Angel, Psylocke e Tempesta. Dal punto di vista visivo X-Men: Apocalisse è un tripudio di emozioni. Singer si trova a suo agio nell'universo dei mutanti, lasciando correre a briglie sciolte la propria immaginazione e il proprio stile visionario. È un regista che sa bene come dosare gli effetti speciali e, allo stesso tempo, giocare con il ritmo dato al film dalle scelte di montaggio. Ralenti e accelerazioni sono i due concorrenti di un braccio di ferro continuo da cui a uscire vincitore è lo spettatore, ammaliato da quello spettacolo che vede scorrere veloce sullo schermo. Sussiste però un lato negativo in tutto questo, un lato oscuro della luna che non si può non sottolineare. Decidere di porre un'attenzione certosina sulla resa dell'immagine comporta un'elucubrazione altrettanto minuziosa dal punto di vista narrativo. È forse qui che si ritrova una delle grandi pecche del film. Narrativamente parlando è come se Singer parlasse di tutto senza parlare di niente. Si percepiscono delle falle nella sceneggiatura che bloccano la fluidità del film. È come se lo spettatore si trovasse dinnanzi a dei muri invisibili, dei momenti di stallo nascosti dietro alla potenza dell'immagine visiva, che gli impediscono la totale immersione nella diegesi. Si rimane a bocca aperta, ma per chi non è avvezzo al mondo dei fumetti, è difficile comprendere fino in fondo il motivo di tale spiazzamento. Concentrarsi troppo sulla resa visiva ha portato a velocizzare alcuni passaggi, rendendo alcuni aspetti della storia del tutto sacrificabili. Uno su tutti la vicenda di Apocalypse e l'origine dei suoi poteri; oppure quello riguardante i tormenti di Raven che l'hanno portata, in quegli anni a distaccarsi da Charles e a lavorare da sola, reclutando mutanti in giro per il mondo. Singer ha inoltre puntato fin troppo sull'effetto nostalgia, con l'inserimento di tanti flashback volti a collegare, come vari traits d'union, questo ultimo episodio con quelli precedenti, piuttosto che sviluppare al meglio altri momenti ben più interessanti offertigli dalla trama. Un vero peccato perché, forte anche di un cast eccezionale, X-Men: Apocalisse poteva altrimenti essere benissimo considerato come il migliore di tutti i film realizzati sui mutanti Marvel. Quello messo in scena da Singer, dopotutto, non è solo un conflitto tra due fazioni di mutanti, ma bensì un duello continuo tra veri talenti, da cui ad uscirne vincitore è ancora una volta lui, Michael Fassbender. Interpretare un personaggio così complesso e tormentato, ma allo stesso tempo sublimemente affascinante, come Magneto non deve essere cosa semplice per un attore; quando siamo di fronte a un personaggio come questo, diventa sottile il confine tra un'interpretazione convincente e una grottesca. Forse ancor più di Ian McKellen, l'Erik Lehnsherr firmato Fassbender potenzia le sue mille sfumature. Forte di un continuo gioco di primi piani con cui ci viene mostrato l'anima in perpetuo conflitto dell'uomo sovrastato dall'indole vendicativa del mutante, attraverso gli occhi di Fassbender Magneto diventa epico, umano e demoniaco. Egli è tutto e il contrario di tutto. Con lui in scena è come se l'attenzione dello spettatore si faccia di colpo di puro metallo, lasciandosi impotente attirare verso di lui. Altrettanto impeccabile l'interpretazione di James McAvoy. Forse ci si aspettava qualcosina di più da Oscar Isaac. Lui, attore dai mille volti, strabiliante interprete, ha forse sentito (letteralmente) il peso dell'involucro di Apocalypse, rimanendo in un qualche modo bloccato. Movimenti e carica espressiva sembravano come attenuati, frenati da quel costume, dal pesante trucco e forse anche dall'alterazione vocale, limitando l'attore e le sue capacità interpretative. Sono stati pochi i momenti in cui come un portento il talento è riuscito a liberarsi, uscendo fuori; seppur abbastanza sporadiche, si trattano comunque di piccoli bagliori dalla carica disumana che hanno permesso ad Isaac di distaccarsi dal peso del personaggio e schiacciare con la forza di un solo sguardo, o di un piccolo gesto, chiunque lo circondasse, proprio come Apocalypse fa con l'inerme Xavier, dominando la scena. Con l'epilogo ben costruito di questo terzo episodio si potrebbe benissimo porre fine alla saga degli X-Men. sarebbe una conclusione (quasi) perfetta per un mondo visionario, potente, adrenalinico e mai banale come quello dei mutanti Marvel. Eppure sottende la certezza travestita da sospetto che degli X-Men sentiremo ancora parlare. E allora non ci resta che aspettare, dormire magari, proprio come Apocalisse, prima che la notizia di un episodio ci risvegli facendoci correre più veloci di Quicksilver al cinema. (La recensione del film "X-Men Apocalisse" è di Elisa Torsiello)
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