La recensione del film Wonder Woman 1984

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WONDER WOMAN 1984 - RECENSIONE

Wonder Woman 1984 recensione
Recensione

di Miko Nottoli
[Wonder Woman 1984 recensione] - Dopo il primo Wonder Woman ma prima della Justice League, c'è Wonder Woman 1984, ambientato, indovinate un po', nel 1984 che è anche il grande tocco di originalità del film diretto, ancora una volta, da quella gran femminista di Patty Jenkins. Gli X-Men erano tornati negli anni '70, Captain Marvel ci riportava nei '90, se il revival degli anni '80 sembrava ormai archiviato, dopo Stranger things, Ready player one, I guardiani della galassia e un'altra dozzina di pellicole sparse, Wonder woman li riporta immediatamente in auge con una delle trovate più azzeccate della pellicola. La stessa cosa non si può dire della trama che è invece quanto di più cretino si possa immaginare: c'è una pietra che può esaudire qualsiasi desiderio. Fine della trama. Il che dà la stura ad una metafora formato gigante sui desideri umani e su cosa siamo disposti a perdere pur di ottenerli fin troppo ambiziosa per la portata e il target che il film si è prefissato, metafora che vorrebbe abbracciare e riflettere sul destino dell'umanità intera ma trattata con la classica faciloneria e superficialità del blockbuster da multisala con cestone di pop corn extra large incluso nel biglietto. Della seria: prima tutti stronzi ed egoisti desiderosi di guidare una porsche poi tutti pronti a sacrificarsi per il bene del mondo. La prima a sacrificarsi è la nostra Diana alla quale, trovandoci negli anni '80, pensano bene di fare una brutta pettinatura. Dopo un inutile incipit nell'isola delle amazzoni tra scenari pacchiani computerizzati a giocare a quiddich con altre belle fighe mitologiche, la ritroviamo ai giorni nostri allo Smithsonian Museum a fare l'esperta archeologa. Quando la nuova ricercatrice si presenta come Barbara Minerva, aspettiamo che al gabinetto dei disegni e stampe ci sia la dottoressa Giunone e a capo del dipartimento d'arte moderna la professoressa Afrodite prima di metterci a ridere di gusto (a qualcun altro forse saranno venuti in mente i fiammiferi Minerva di Gigi e Andrea in Acapulco prima spiaggia a sinistra). Le risate non mancano comunque, merito soprattuto di un cattivo con la C maiuscola interpretato da uno scatenato ed inedito Pedro Pascal con cofana bionda, valore aggiunto del film che finalmente può contare su un villain che non sia il solito essere alieno con le corna e poteri illimitati. Perchè va dato atto a Wonder Woman 1984, al netto del numero di stronzate che un film del genere pare debba avere in quantità adeguata per non scontentare i minori di anni 6 - vedi wonder woman che prende al lazo un razzo o i nostri che rubano un jet come si ruba una bicicletta in piazza verdi a Bologna - gli va dato atto, dicevamo, di possedere un ottimo ritmo al punto da non far percepire i 150 minuti di durata, un'ottima calibrazione dei tempi e dei registri tra le parti action e le parti brillanti con queste ultime forse ad avere il sopravvento e un sottotesto sentimentale e malinconico teso a dimostrare quanto dare sia meglio di ricevere. Pare una cosa ovvia ma oggi di ovvio non c'è niente per cui meglio sempre ribadire. Cameo in coda da non perdere (almeno per i nati dagli anni '70 in giù). (La recensione del film "Wonder Woman 1984" è di Mirko Nottoli)
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