[
Wonder recensione] - Tratto dal best seller omonimo internazionale di R.J. Palacio, Wonder racconta la storia di un ragazzino di 10 anni colpito fin dalla nascita da una grave malformazione che gli ha sfigurato il volto. Da questa premessa, intreccio e morale discendono da sè, naturalmente: il primo giorno di scuola, il complicato rapporto con gli altri, le cattiverie dei bambini, la necessità di superare i pregiudizi dati dalle apparenze. Intreccio e morale non nuovi sulla scia di Basta guardare il cielo o ancora più di Dietro alla maschera, solo per citare i primi titoli che ci vengono in mente. L'autrice ha affermato di essersi ispirata ad un fatto autobiografico, quando un giorno al parco, insieme ai figli, ha incontrato una bambina affetta dalla Sindrome di Treacher Collins e la sua prima reazione è stata quella di alzarsi e allontanarsi. Diretto da Stephen Chbosky, già regista di Noi siamo infinto, pertanto regista incline alla smanceria, Wonder è il classico film di buoni sentimenti, dalla lacrime facile e la disgrazia incombente dove però la tragicità, apparente, di una visione esistenziale votata al pessimismo più cupo, si stempera e si edulcora in un universale "volemose bene" dettato dalla presenza di una giustizia divina che alla fine dei giochi fa sì che i giusti vengano premiati e gli stronzi puniti; e comunque, in un mondo didascalico e manicheo come questo di Chbosky, anche gli stronzi non sono poi così stronzi, al massimo sono bulletti insicuri, vittime del cafonismo dei genitori, nuovi ricchi e quindi cafoni come vuole la vulgata (parentesi imbarazzante quest'ultima), che si danno un po' di arie ma sono pronti a tornare sui loro passi al primo volgere di vento. Il messaggio viene poi ulteriormente vanificato perché è sacrosanto accettare il diverso ma se il diverso si rivela essere una via di mezzo tra un genio e un santo, onesto, sincero, valoroso, corretto, altruista, generoso, coraggioso, brillante e acuto, ecco che accettarlo diventa sicuramente più facile che se fosse un pirla qualunque. Tra gli interpreti menzioniamo la giovane Izabela Vidovic il cui viso segna il la pellicola ma soprattutto Julia Roberts la quale, dopo il successo, gli oscar, lo star system e i blockbuster, ritroviamo finalmente maturata e cresciuta, avveduta nella scelta dei ruoli, sicura di sé, con gli anni che si specchiano nelle rughe di espressione senza timori, bella e brava per davvero come, così, non lo è mai stata.
(La recensione del film "
Wonder" è di
Mirko Nottoli)
- Vai all'
archivio delle recensioni
- Lascia un commento, la critica o la tua recensione del film "
Wonder":