di R. Gaudiano
[
Woman in Gold recensione] - Maria Altmann (Helen Mirren), ebrea austriaca ormai residente negli Stati Uniti da oltre 60anni, dopo la morte della sorella, grazie al ritrovamento di una lettera di questa, scopre che durante l'occupazione tedesca a Vienna, alla famiglia Bloch-Bauer sono stati sottratti illecitamente dei beni preziosi dai nazisti. La sorella di Maria era ben intenzionata a rientrare in possesso di quei beni, tra i quali vi era il famoso "Ritratto di Adele Bloch-Bauer", dipinto da Gustav Klimt, ritratto della amata zia Adele, capolavoro artistico nazionale ed alter ego di Monna Lisa in Austria, conosciuto come "la donna in oro". Maria decide di continuare la battaglia legale iniziata dalla sorella, avvalendosi delle competenze di un giovane avvocato, Randy Schönberg (Ryan Reynolds), con il quale si reca in Austria alla ricerca del dipinto affrontando un'ingarbugliata e difficile azione legale contro il governo austriaco, fino ad arrivare al cospetto della Corte Suprema, passando per il cuore dell'establishment austriaco. Diretto da Simon Curtis, "Woman in Gold", filtrando il momento storico delle persecuzioni razziali e le depredazioni attuate verso le famiglie ebree da parte dei nazisti, attraverso il personaggio di Maria Altmann, rielabora torti e soprusi gratuitamente perpetrati in quell'epoca, in violazione dei diritti umani. I viaggi tra America ed Austria sono per Maria un ritorno ad un passato doloroso che forse aveva rimosso. Il palazzo dove abitava con la sua famiglia, in un lussuoso appartamento colmo di opere d'arte, con tristezza riappare nei suoi ricordi. Maria fu costretta a lasciare tutto e tutti. Partì fuggitiva con suo marito prima per l'Inghilterra e da cui poi raggiunse definitivamente il suolo americano. In un carosello temporale tra presente e passato, "Woman in Gold" ruota intorno alla bravura indiscussa di Helen Mirren e quindi al personaggio di Maria Altmann. Tuttavia Curtis non riesce a far decollare la storia conferendole quella giusta forza emotiva che avrebbe garantito all'opera una comunicazione giusta verso lo spettatore per la tragedia umana e la lotta per i diritti violati. Il cineasta pare che si esaurisca focalizzandosi solo sulla personalità di una caparbia Maria, tralasciando di considerare il racconto nella sua interezza di significato. Maria è ostinata ma scettica nell'affrontare questa battaglia. Sa che deve cimentarsi in quest'impresa, ma nello stesso tempo sente il peso di una burocrazia a dir poco interessata, contro la quale il pivello Randy, avvocato inesperto, strutturerà le sue prime esperienze non senza successo. Pur tentando di sensibilizzare il più possibile sul dramma umano ritornando più volte sul sequestro operato dai nazisti ai danni di famiglie ebree, Simon Curtis non raggiuge l'intento che forse si era prefisso. Alla fine il film si risolve in un racconto di una cronaca documentata attraverso atti e tempi giudiziari che hanno il volto di una brava Helen Mirren .
(La recensione del film "
Woman in Gold" è di
Rosalinda Gaudiano)
- Vai all'
archivio delle recensioni
- Lascia un commento, la critica o la tua recensione del film "
Woman in Gold":