di L. Pistorio
[
Wilde Salomè recensione] - Presentato fuori concordo alla 68° Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, in cui ha vinto il premio Queer Lion, "Wilde Salomé" di Al Pacino riesce a vedere la luce, perlomeno in Italia, ben cinque anni dopo la sua presentazione ufficiale, in una versione leggermente diversa dalla precedente (in quella in uscita nelle sale sono stati tagliati 7 minuti).
Il docu-film si ispira una delle più controverse opere dello scrittore inglese Oscar Wilde, "Salomé". La storia narra l'attrazione e il degenerato desiderio del Re Erode (Al Pacino), per la sensuale figliastra Salomé (un'ancora sconosciuta Jessica Chastain), innamorata a sua volta di Giovanni Battista, l'unico uomo che non cede al suo disarmante fascino.
Pacino sviluppa un triplice piano narrativo: la messa in scena teatrale, la realizzazione del film e i "dietro le quinte", o meglio il work in progress del tutto.
Un film che non è pienamente un film, ma è anche un documentario: egli porta sulla scena teatrale la Salomé trasformandola in un reading, dando quindi maggiore importanza all'enfasi delle parole che all'azione scenica. Ma Pacino non si ferma qui, poiché decide di filmare il tutto seguendo un linguaggio metacinematografico e realizzando un vero e proprio film del reading.
"Wilde Salomé è un esperimento, è il mio tentativo di fondere l'opera teatrale e il cinema. I due linguaggi possono quasi stridere, essere in contrasto tra loro, la mia speranza è di averli amalgamati al meglio. Fare in modo che questo ibrido funzioni è stato il mio obiettivo: unire tutta la qualità fotografica del cinema a quell'essenza dell'acting che è propria del teatro".
Egli riprende d'istinto ogni cosa che accade nella sua vita (nell'arco di tempo di un anno e mezzo), come se questa fosse collegata all'opera e al teatro, e mostrando allo spettatore una parte di se ancora sconosciuta.
Al Pacino, alla sua quarta prova alla regia ("Riccardo III – Un Uomo, Un Re", "Chinese Coffee", "Babbleonia"), è al contempo regista, sceneggiatore e attore.
Egli è ossessionato da Wilde, come il personaggio che interpreta, Erode, lo è della figliastra Salomé: "Oscar Wilde è un genio, ma è anche un uomo che si è emarginato, dal resto del mondo e dal suo tempo, messo a dura prova dalla vita. Perché mai mi sono andato ad identificare con questo autore non lo so, ma l'ho fatto. Qualcosa mi ha fatto riconoscere in lui, credo che sia che rischiò tutto per saltare nell'ignoto", afferma.
Un lavoro molto intimistisco, un ritratto non solo di Wilde e della sua opera, ma dello stesso regista, nella sua duplice veste di uomo e artista, reso magniloquente e quasi perfetto dalla presenza di attori magistrali.
(La recensione del film "
Wilde Salomè" è di
Liliana Pistorio)
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