di P. Ottomano
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Warcraft recensione] - Due popoli sconosciuti l'uno all'altro, due universi agli antipodi e una magia dalla doppia identità che può unirli o separarli. Warcraft - L'inizio racconta come questi mondi entrano in conflitto, loro malgrado - la responsabilità è di un solo individuo, in realtà, che è riuscito impunemente a trascinare dalla sua parte i più deboli tra i sudditi del suo regno e dell'altro.
Può apparire riduttivo riassumere l'esperienza di un gioco vasto come World of Warcraft in un paio d'ore di film (che, a ben vedere, semplifica parecchio), come poteva sembrarlo anche per la trasposizione cinematografica del Signore degli anelli, che tuttavia sacrificava più "colore" che "ciccia". In questa sede, però, ci limiteremo a considerare il film, senza fare confronti con il videogame e ammettendo soprattutto di non averci mai giocato. Per quanto veniale, è comunque un peccato, sia nel senso di "impreparazione" che in quello di "vorrei provarci, adesso".
Nella sceneggiatura di Warcraft, infatti, non c'è nulla che non funzioni. Ogni svolta narrativa è giustificata, seminata con cura e coerenza; i caratteri dei personaggi sono complessi - per quanto rinchiusi nella griglia piuttosto stretta di un tipo narrativo, dal mago buono a quello cattivo, dal re al generale impavido - e la loro caratterizzazione è funzionale alla storia. Il pathos che sentiamo crescere quanto più ci avviciniamo al climax non è posticcio o dopato, come succede in tanti film di guerra, d'azione, di cappa e spada. Se una pecca si può trovare nell'impianto narrativo del film, è la prevedibilità insita in un genere codificato con tanta rigidità, colmo di figure (funzioni) che ricorrono spesso, in qualsiasi modo sia rappresentato l'universo fantastico di riferimento. È facile accostare Sauron, Saruman e Gandalf ai tre maghi che conosciamo in Warcraft; è altrettanto semplice ritrovare Aragorn nel personaggio di Lothar. Continuare con i paragoni sarebbe però scorretto, se consideriamo il debito che qualsiasi narrazione fantasy ha verso la creatura di Tolkien. Concentrandoci dunque solo su Warcraft, possiamo serenamente consigliarne la visione agli appassionati e a chi è a digiuno di fantasy. Ciò che conta di più, infatti, va oltre CGI, compositing, colonna sonora: è la lotta tra due popoli sul baratro; è il racconto del tradimento come opportunità o necessità, che rimescola le carte poco prima della fine del film. Il cliffhanger necessario per rimandarci al prossimo episodio della saga.
(La recensione del film "
Warcraft" è di
Paolo Ottomano)
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