di E. Torsiello
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Vittoria e Abdul recensione] - Prendete la storia di una donna forte, caparbia, piena di responsabilità e costretta a crescere in fretta; meglio ancora, prendete la storia di una regina amata e venerata dal proprio popolo; ora che avete tra le mani la storia perfetta, consegnatela al regista Stephen Frears; il risultato finale sarà un film dolce – ma non per questo mieloso – commovente e ricco del più tipico British humor. È successo così per The Queen, per Philomena, e adesso per Victoria & Abdul, pellicola presentata fuori concorso alla 74.esima edizione della Mostra Internazionale del cinema di Venezia.
La pellicola vede incentrarsi su una vicenda tenuta nascosta per anni, insabbiata dalla monarchia inglese per motivi a suo parere oltraggiosi, ma che nascondono invece in sé il seme della vera amicizia e lealtà. Siamo negli ultimi anni di regno della regina Victoria, quando il giovane Abdul Karim, forte della sua altezza, viene scelto per consegnare una moneta proprio all'imperatrice d'India nel corso di una cerimonia ufficiale. Si tratta per il giovane indiano di un onore inestimabile, persuaso di emozione, tanto che il suo incontro con la regina Vittoria si tramuta in una continua gaffe, ricca di continue evasioni all'etichetta di corte. Sarà proprio quando incurante delle norme impartitole, Abdul incrocerà il proprio sguardo con quello di una Vittoria fino ad allor ringhiosa e brontolona, che qualcosa nasce, dando il via alla spirale di divertenti eventi e altrettante manipolazioni messe in atto dai consiglieri e figli per la regina, prontamente messe in scena da Frears con eleganza e sapiente savoir- faire.
La regia infatti si dimostra al servizio dello spettatore e alla scorrevolezza del racconto, priva di licenze poetiche o artistiche da parte di Frears, e fortemente affidata a una certa classicità di presentazione dell'intreccio. Date queste premesse Frears potrebbe risultare ancora una volta quel regista poco coraggioso additato dai critici nel corso degli anni, ma quando ti ritrovi a dirigere una pellicola fondata su una sceneggiatura forte e ben delineata firmata da Lee Hall , già sceneggiatore del famoso film Billy Elliott , e dinnanzi alla tua macchina da presa recitano mostri sacri del cinema come Judi Dench, o giovani leve talentuose come Ali Fazal, forse l'estro stilistico e personale del regista non è così necessario. Accettabile dunque la scelta di Frears di non osare, adattando la propria cifra stilistica alla tipologia di film che un capolavoro di certo non è, e nemmeno ha mai voluto essere. La macchina da presa si limita ad affidarsi allo sguardo invecchiato, ma comunque ipnotico di Judi Dench, capace con un solo sguardo di ridurre al minimo la distanza col proprio pubblico lasciando aperta la porta dell'immedesimazione spettatoriale e della relazione empatica. Lo stesso Ali Fazal rende il personaggio di Abdul Karim buffo e simpatico, uomo ordinario a tutto tondo a cui non si riesce non voler bene, al meno che tu non sia il figlio della regina e ti chiami Bertie.
Victoria & Abdul si presenta pertanto come un film grazioso, ma nulla più; opera atta a far luce su un evento per anni tenuto nascosto da un senso incomprensibile di vergogna è la perfetta opera da vedere con la famiglia al cinema un sabato pomeriggio. In un momento mediatico in cui sembra essere rifiorito un interesse verso la storia della regina Vittoria (si pensi alla serie televisiva omonima firmata itv, con protagonista Jenna Coleman e incentrata sui primi anni di regno della regina) Frears ha deciso ancora una volta di puntare su vicende e aspetti di cui la monarchia ha sottaciuto. Unica grande pecca è la durata del film. Due ore sono troppe, anche per una giusta combinazione di dramma e humor come questa.
(La recensione del film "
Vittoria e Abdul" è di
Elisa Torsiello)
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