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Trama

VITA DI PI di Ang Lee
Vita di Pi di Ang Lee Recensione
Le avvenure di Pi Patel (vero nome Piscine Molitor), figlio del proprietario di uno zoo indiano, iniziano quando il padre decide di trasferirsi con la famiglia e il bestiario in Canada, per farsi una nuova vita. Durante il viaggio in mare, la nave dei Patel affonda e Pi, unico sopravvisuto, si ritrova ad affrontare una natura ostile ma affascinante a bordo di una zattera, in compagnia di una tigre bengalese di nome Richard Parker. Privazioni e paure illuminano il giovane Pi sul rapporto tra l'individuo e il mondo e lo spingono a riflessioni mai fatte prima...
Idea Centrale
Ang Lee confeziona un kolossal poetico e visionario, adattando ai canoni del film epico hollywoodiano una storia rarefatta, una riflessione filosofica attorno ai grandi temi della vita.
Analisi
Blockbuster, prova d'autore, mélo (b)hollywoodiano, fantasy in erba, romanzo spirituale: Vita di Pi è una pellicola stupendamente ibrida, una tessitura ricca e conturbante, che abbraccia e insieme sconvolge tutte le etichette stantie del lessico cinematografico. Pur cedendo a tratti alle soluzioni facili del gigante in 3d, l'opera di Ang Lee non smette mail il morso della riflessione, alimenta con costanza un flusso di sottotrame che spaziano dal racconto di formazione al documentario naturalistico alla commedia filoanimalista, passando per una matura e insieme onirica disamina delle capacità fisiche e mentali dell'essere umano. Lee è esemplare nella gestione duttile della macchina da presa, pretenzioso quanto basta nel dare vita a una lussureggiante commedia della vita, un circo di immagini grandiose e di personaggi da favola, un intero pentagramma di suggestioni e di miti rivisitati.
Note e curiosità
Il nome della tigre protagonista del film, Richard Parker, è preso in prestito dal racconto "Gordon Pym" di E.A.Poe: nell'opera di Poe, Parker è il giovane cabinante di una ciurma sopravvissuta a un naufragio, che viene sorteggiato, dopo molti giorni di privazioni, per essere ucciso e mangiato dai suoi compagni. Per realizzare una delle sequenze più spettacolari del film, quella del maremoto, è stato progettato il più grande generatore di onde del mondo: 70 metri di lunghezza, 30 di altezza e 4 di profondità, con una capacità di 1,7 milioni di litri. (di Elisa Lorenzini)


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