La recensione del film Vijay il mio amico indiano

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VIJAY, IL MIO AMICO INDIANO - RECENSIONE

Vijay il mio amico indiano recensione
Recensione

di Clara Gipponi
[Vijay il mio amico indiano recensione] - Sam Garbarski dopo il successo di "Irina Palm" ritorna con una nuova commedia dai toni ancora più vivaci, un film leggero ma non superficiale che diverte lo spettatore e lo porta a riflettere sulle infinte possibilità che la vita offre per reinventare o riscoprire se stessi. "Tutti sognano di andare al proprio funerale, ma ben pochi hanno l'occasione di farlo!". È proprio quello che succede al protagonista di questa commedia. Will Wilder, un attore intrappolato nel personaggio da lui stesso inventato, si sente un uomo frustrato, un padre ricambiato con indifferenza dalla figlia e un marito ignorato dalla moglie persino il giorno del suo compleanno. Approfittando di un equivoco per cui tutti lo credono morto in un incidente, Will (un ironico e convincete Moritz Bleibtreu) decide di non rivelare a parenti e amici la verità ritornando a far parte delle loro vite sotto le sembianze di Vijay Singh: un affascinante sikh proveniente da Bombay. Questo distinto bancario venuto da lontano non ha nulla di Will, eppure, con la complicità dell'amico indiano (un promettente e brillante Danny Pudi), incanta e seduce le stesse persone che l'avevano rifiutato. Persino sua moglie Julia ne rimane rapita, Vijay le ridona una vitalità erotica che rinnova e rifiorisce la loro unione a ogni incontro. E così non solo Julia non riesce a fare a meno di Vijay, ma lo stesso Will non è più in grado di separarsene. Questa commedia ha le note di una favola surreale dove i protagonisti al di là dell'evidenza e di ogni logica si lasciano inebriare dal profumo dolce di una bugia. Con ritmo incalzante, scandito da dialoghi divertenti e mai banali, Garbarski propone una situazione in cui la maggior parte vorrebbe ritrovarsi: la possibilità di abbandonare il proprio "Io" e inventarne uno totalmente diverso, ma senza perdere, anzi riconquistando le persone che ci hanno reso quello che siamo. Forse Will darà vita alla sua più riuscita interpretazione o forse non farà altro che rivelare, con una forma diversa, un'altra parte di sé che conquista prima di tutti se stesso… In ogni caso dovrà fare i conti con quello che si nasconde o si nascondeva sotto quel turbante rubino e quella lunga barba bianca. (La recensione del film "Vijay il mio amico indiano" è di Clara Gipponi)
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