La recensione di Viaggio sola

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VIAGGIO SOLA - RECENSIONE

Viaggio sola recensione
Recensione

Viaggio sola recensione
[Viaggio sola recensione] - Irene (Margherita Buy) è una donna di successo che ha ormai superato i quarant'anni, il cui lavoro è quello dell' "ospite a sorpresa", il funzionario incaricato in segreto di controllare l'efficienza e gli standard di lussuosi alberghi a cinque stelle in giro per il mondo. Della sua disordinata e incostante vita fanno parte anche Andrea (Stefano Accorsi), il suo ex fidanzato, ora alle prese con la gravidanza inaspettata della sua attuale compagna Fabiana (Alessia Barela), e sua sorella Silvia (Fabrizia Sacchi), sposata con il musicista Tommaso (Gian Marco Tognazzi), il cui matrimonio è in crisi. A seguito di un fortuito incontro con l'antropologa Kate Sherman (Lesley Manville), Irene inizierà a chiedersi se la sua può definirsi realmente felicità, in un mondo in cui una donna di quarant'anni non può sentirsi del tutto realizzata se non ha né figli né una relazione duratura. Con una buona dose di orgoglio femminista, la figlia d'arte Maria Sole Tognazzi torna sul grande schermo con una pellicola che ha come dichiarato scopo quello di voler dare visibilità a una figura, definita proprio dalla regista "la grande assente del cinema di oggi", che è quella della donna single e senza figli che, secondo le statistiche, occupa il 17% del totale della popolazione italiana. Partendo da questo presupposto sociologico la pellicola pone l'interrogativo, attraverso il volto – qui per fortuna meno marmoreo che in altre pellicole - di Margherita Buy, se la felicità di una donna possa semplicemente racchiudersi in un lavoro interessante e fuori dal comune (ma con una retribuzione nella norma), oppure in una famiglia con figli da crescere e un marito fedele. La conclusione è quella che la felicità non esiste, è semplicemente un compromesso, una rinuncia inevitabile a qualcosa. E Irene lo capisce confrontandosi con Andrea, il suo ex, con il quale non ha intenzione di tornare nonostante ne sia ancora fortemente attratta; con Silvia, sua sorella, il suo opposto professionale e morale; con l'antropologa Kate, una sorta di vestale dell'indipendenza femminile. Il tutto si svolge in ambientazioni che cambiano continuamente, a evidenziare l'instabilità dell'esistenza della protagonista, con un "happy ending" insolito e sospeso a metà. "Viaggio sola" è un film in cui la visione della sua ideatrice traspare con una delicatezza decisa, con un'intensità e una maturità emotiva razionale e disincantata, attraverso la quale si afferma con forza che le donne possono farcela anche da sole, con la loro dignità e la loro capacità di reagire, anche nel mondo del cinema, quello italiano soprattutto, dove da anni vige un maschilismo notevolmente più accentuato che in altri Paesi europei. (La recensione del film "Viaggio sola" è di David De Benedetti)
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