Trama
VELOCE COME IL VENTO di Matteo Rovere
La storia di Loris De Martino, detto il ballerino, ex pilota talentuoso, oggi tossico irrecuperabile che, alla morte del padre, decide, per un tozzo di pane, di aiutare la sorella diciassettenne, anche lei pilota, a vincere il campionato. Anche perchè, se non vince, rischia di perdere la casa avita.
Idea Centrale
Lo sport, nella fattispecie l'automobilismo, come metafora di vita, per raccontare una storia atavica che parla di rapporti conflittuali tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle, di amore e morte, di fallimento, sacrificio e redenzione, di seconde possibilità e seconde scelte, di auto ferme da vent'anni che sanno ancora far mangiare la polvere, di relitti umani che quando il gioco si fa duro ricominciano a giocare.
Analisi
La vicenda è liberamente tratta da fatti realmente accaduti ma i fatti realmente accaduti non sono che un pretesto per realizzare un'opera archetipa e classica che affonda la radici nella Romagna dei motori, ma non in quella di serie A, quella della Formula 1 o della moto GP, ma quella dei campionati minori, quella di passioni tanto autentiche da portare alla follia, di vecchi meccanici spiantati con le mani sporche di olio, di fienili trasformati in autorimesse, di macchine assemblate pezzo per pezzo, di case ipotecate per poter finanziare la scuderia. Di coincidenze fatali, profezie e infausti presagi. Veloce come il vento, del poco più che esordiente Matteo Rovere, è un piccolo film che ha del miracoloso, perchè come film di genere è superiore a qualsiasi altro film di genere, le scene di corsa sono più autentiche di quelle Rush, più esaltanti e avvincenti di tutti Fast and Furious messi insieme (per non parlare del decerebrato Need for speed); mentre come dramma esistenziale sa parlare di massimi sistemi con una chiarezza, un' efficacia e una profondità rare. Da urlo la regia. Da urlo l'intera colonna sonora. Da urlo tutti gli interpreti: dalla giovane Matilda de Angelis, bolognese, classe 1995, a Stefano Accorsi che quando per la prima volta nel paddock afferra le cuffie e comincia a sputare consigli al pilota in pista, o nei momenti in cui ad occhi chiusi, sottovoce, ripassa mentalmente tutte le mosse da eseguire sul circuito, fa venire la pelle d'oca. E' lui il ballerino, eroe indiscusso del poema. La sua ultima danza, quando nel finale, sui tornanti che conducono ai sassi di Matera, con la sua peugeot 205, si beve gli avversari superandoli una curva dopo l'altra, ci gonfia i cuori di emozione e gli occhi di lacrime perchè quella è la danza di chi ormai si sente libero, un volo romantico verso il futuro perchè niente è finito finchè non è finito, perchè talento e coraggio, ci sta dicendo il ballerino, possono riscattare anche una vita scellerata, fatta di scelte sbagliate e circostanze avverse.
Note e curiosità
La vicenda è ispirata alla storia di Carlo Capone, ex pilota automobilistico, campione europeo di rally nel 1984. (di Mirko Nottoli).