Velluto Blu di David Lynch

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VELLUTO BLU di David Lynch

Velluto Blu Recensione

di Elisabetta Zamperin
"Vedi quell'orologio sul muro? Tra cinque minuti non crederai a cosa ti ho detto". E lì, in una tavola calda di Lumberton, Jeffrey aggiorna Sandy sulle sue ultime inquietanti scoperte. E noi ascoltiamo, incuriositi e atterriti, quello che ha da dirci, come se anche noi fossimo seduti lì, con loro, aspettando nuovi dettagli per dare un senso a quella assurda situazione. Velluto Blu è questo: ansia, attesa, lenta scoperta di quello che sarà chiaro solo alla fine, come un puzzle che può essere perfettamente compreso solo nel momento in cui viene inserito l'ultimo tassello. David Lynch, regista di questa pellicola che è considerata uno dei suoi capolavori e uno dei migliori film degli anni '80, in un'intervista del 1986 (anno della sua uscita), affermò che il film trattava di "misteri dell'oscurità e dell'amore": due elementi che sono fortemente presenti, che si incastrano e si intrecciano continuamente per 120 minuti. Velluto Blu, come spesso accade nei film di Lynch, è disturbante, non lascia indifferenti: è un viaggio che ci porta nei meandri più bassi e cupi di una cittadina americana, apparentemente tranquilla e pacifica. Questo netto contrasto è presente fin dalla prima scena, in cui vengono mostrate staccionate bianche, meravigliosi fiori colorati e abitanti sereni e sorridenti, il tutto accompagnato dalla voce di Bobby Vinton che canta Blue Velvet, canzone che verrà proposta continuamente, in diverse versioni, durante tutto il film. Questa situazione idilliaca viene spezzata quando un uomo (che poi scopriremo essere il padre del protagonista), colto da un malore, si accascia al suolo. Già dopo pochi secondi, quindi, la perfezione di Lumberton sembra incrinarsi, ma viene definitivamente messa in discussione quando un giovane studente, Jeffrey Beaumont (Kyle MacLachlan), mentre sta passeggiando nel bosco, inaspettatamente trova un orecchio umano reciso e decide di portarlo alla polizia. Comincia l'avventura di Jeffrey, che decide di indagare per conto proprio con l'aiuto della figlia del detective Williams, Sandy (Laura Dern). Siamo quindi catapultati nello strato più basso di questa piccola città americana: indicativa la scena in cui la camera penetra all'interno dell'orecchio in evidente stato di decomposizione, come se stessimo lentamente, ma inesorabilmente entrando nel mondo sotterraneo e nascosto della cittadina, fatto di misteri, omicidi, droga e rapimenti. Una delle figure più importanti ed inquietanti della pellicola è quella di Frank Booth (magistralmente interpretato da Dennis Hopper), spietato criminale con problemi di personalità, il quale tiene in ostaggio il figlio e il marito di un'affascinante cantante, Dorothy Vallens (Isabella Rossellini). Frank è un personaggio dai tratti estremamente inquietanti e bizzarri e se ne ha un'idea fin dalla sua prima apparizione, in una scena ad altissima tensione: Jeffrey è riuscito ad intrufolarsi in casa di Dorothy, per raccogliere degli indizi sul caso, ma viene scoperto dalla padrona di casa. Improvvisamente si sente bussare alla porta: è Frank, così la donna, terrorizzata, fa nascondere Jeffrey nel guardaroba. Frank inquieta e disturba lo spettatore con il suo fare violento e crudele, con il suo continuo inspirare gas (da cui è chiaramente dipendente) da una mascherina, ma soprattutto con la sua doppia personalità: spietato gangster e uomo violento che non si fa scrupoli a picchiare Dorothy, ma con uno sviluppato lato infantile (si accascia a terra, si dispera guardando Dorothy e le sue parti intime, quasi piange chiamandola "mammina"). E tutto ciò lascia spiazzato lo spettatore che, come Jeffrey, osserva impotente la scena, che culmina con lo stupro della donna. Così Jeffrey, detective dilettante, scopre un mondo che neanche sapeva esistesse, fatto di perversione sessuale, violenza, prostituzione, droga e addirittura omicidi, che lo porteranno a scontrarsi direttamente col pericoloso Frank. In Velluto Blu, tuttavia, come spiega lo stesso Lynch, c'è posto anche per l'amore: dall'amore passionale e fugace di Jeffrey e Dorothy a quello più tenero e puro del ragazzo con Sandy. Da una parte abbiamo Dorothy, in cerca del calore umano, della tenerezza, della comprensione, tutte quelle cose che da troppo tempo le mancano e che teme di dimenticare per sempre; dall'altra parte troviamo l'amore dei due giovani che, invece, è una più comune storia che comincia quasi per caso, ma che ci accorgiamo crescere scena dopo scena, in un reciproco cercarsi e desiderarsi. E' questo l'amore a cui Lynch dà maggiore spazio: quell'amore che riesce a nascere anche dalla peggiore delle situazioni, dalla peggiore delle città. Dopotutto Velluto Blu è un grande inno all'amore e alla vita. "Sono arrivati i pettirossi" sussurra Jeffrey a Sandy, guardando fuori dalla finestra e indicando l'uccellino: pettirossi che (come spiega Sandy in una scena precedente) sono per lei il simbolo dell'amore. E infine Dorothy, la vera vittima di tutta la vicenda, seduta sulla panchina, serena e sorridente, osserva giocare il figlioletto che tanto desiderava riabbracciare: l'amore è arrivato anche per lei. "Questo è uno strano mondo". Con questa battuta di Sandy si conclude la pellicola. E non possiamo che essere d'accordo con la ragazza: è un mondo strano, quello presentato da Lynch, a volte nascosto, fatto di violenza, ingiustizia e sofferenza, ma fortunatamente, tra queste macerie, l'amore, la vita, il riscatto e la libertà riescono comunque ad emergere, magari non sempre, magari a fatica, ma ci sono. E per esse vale la pena lottare. Ed è il messaggio che lascia questa perla della cinematografia mondiale, intenso, folle e struggente. Lo era IERI, lo è OGGI e lo sarà DOMANI.


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