La recensione del film Valerian e la città dei mille pianeti

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VALERIAN E LA CITTA' DEI MILLE PIANETI - RECENSIONE

Valerian e la città dei mille pianeti recensione
Recensione

di M. Nottoli
[Valerian e la città dei mille pianeti recensione] - Con Valerian e la città dei mille pianeti possiamo dire definitivamente addio all'autore Luc Besson, se mai lo è stato. Brutto segno tra l'altro quando ogni nuovo lavoro di un artista sembra sempre un "ritorno" anche quando, nella realtà, non se n'è mai andato. Segno dell'incapacità di lasciare il segno. In altre parole siamo ancora fermi a Nikita e Leon, in attesa, scemante, che il nostro ci faccia rivedere qualcosa di analogo a livello qualitativo. Da allora, e parliamo del 1994, ad oggi, poca cosa, tra film brutti (Cose nostre), discontinui (Lucy), incomprensibili (i Minimei), col senno di poi, sovrastimati (il Quinto Elemento). Ed è proprio il Quinto Elemento l'esempio più prossimo a questo Valerian e la città dei mille pianeti, bambinesca e stucchevole trasposizione in versione sci-fi deluxe (si parla di 180 milioni di dollari di spesa), del fumetto omonimo francese che Besson ha amato fin da ragazzino, una sorta di Spy Kids però priva dell'autoironia di Robert Rodriguez, un frastornante flipper luccicante e colorato che si fa apoteosi del kitsch nell' accatastare mostri e mostriciattoli, scenari e ambientazioni fintamente bizzarri, creature e creaturine dagli occhioni acquosi che fanno tanta tenerezza. Tutto sembra scopiazzato da qualcos'altro, in peggio ma con la presunzione che sia meglio (ecco il kitsch!). Avatar, Star wars, Lost in space, Blade runner. Il Quinto elemento. Dietro il, nulla, se non il solito tema retorico di stampo ambientalista dato dal popolo madreperlaceo che vive pacificamente a contatto con la natura, stando tutto il tempo sulla spiaggia in costume da bagno a far niente (praticamente come d'estate gli italiani a Formentera) contrapposto al cattivo guerrafondaio che (per sbaglio?) distrugge il loro paradiso incontaminato. Per arrivare tuttavia alle infinite 2 ore e mezza di durata ci tocca assistere altresì ad un numero improbabile di divagazioni fini a se stesse, inseguimenti, parentesi tangenziali, escamotage secondo necessità buoni solo per esibire l'ennesima invenzione visiva poco inventiva (la medusa, i tre polli petulanti, la pesca con le farfalle), criptici camei (Ethan Hawke? Rutger Hauer?? Herbie Hancock???), corteggiamenti posticci (Dane DeHaan e Cara Delevigne in odore di miscasting), l'esibizione di Rhianna ad esclusivo uso e consumo della cinepresa (non è la cosa peggiore ma anche lì si poteva fare di meglio: chiedere di nuovo a Robert Rodriguez, alla voce Santanico Pandemonium). La parte più riuscita: l'incipit. Alla fine quella che avrebbe dovuto essere una toccante dedica "a mio padre" si trasforma drammaticamente nella patetica ciliegina posta su una torta già patetica. (La recensione del film "Valerian e la città dei mille pianeti" è di Mirko Nottoli)
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