La recensione del film Unsane

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UNSANE - RECENSIONE

Unsane recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[Unsane recensione] - Sawyer Valentini (Claire Foy) è una vittima di stalking. E' fermamente convinta che un uomo la perseguita. Cambia città, da Boston si trasferisce in Pennsylvania, ma nel suo bagaglio ci sono sempre le sue fobiche paure. Pessimo rapporto con la madre, Sawyer conduce una vita solitaria anche nella nuova città. Presa da mille dubbi e contraddizioni consulta una strizzacervelli che la sottopone ad un trattamento preventivo in una rinomata clinica psichiatrica, l'Highland Creek Behavioral Center, dove la ragazza dovrà restare rinchiusa per 24 ore. Ma per Sawyer, in quella clinica, ha inizio un brutale confronto-scontro con se stessa e con le angosce e le paure che fanno parte del suo bagaglio esistenziale. La persecuzione dello stalking riappare nella persona di Geoge Shaw, membro dello staff della clinica, in cui Sawyer riconosce invece il suo stalker David Strine (Joshua Leonard). Sawyer è costretta in una incontenibile morsa d'angoscia e disperazione e cerca aiuto su più fronti. Siamo di fronte a pura follia, a manie psico-depressive, oppure il regista Steven Soderbergh mette lo spettatore difronte ad una realtà scioccante come lo stalking inferto sempre nei confronti di una donna? Girato con un iPhone 7 Plus, in un ospedale psichiatrico abbandonato, "Unsane" è un thriller psicologico che confeziona molto bene la sua suspense grazie anche alla sceneggiatura perfetta di Jonathan Bernstein e James Greer. L'interpretazione di Claire Foy incarna magistralmente la rabbia e la paura nel percepire che è vittima di un raggiro amministrativo ed intrappolata in quel centro psichiatrico senza alcuna via di scampo. Nessuno le crede, anzi quando esplode di rabbia viene trattata come una pericolosa psicopatica e sottoposta a camicia di forza. Che Soderbergh ami focalizzare l'universo femminile, l'ha dimostrato con "Erin Brockovich" in cui la protagonista, Julia Roberts, ha conquistato la statuetta. In "Unsane" è la fragilità femminile, la lotta per la propria sopravvivenza vestita di cruda e celata follia, a permettere al cineasta di giocare molto bene una partita ambigua, inquietante, che cambia più volte punti di riferimento e lascia lo spettatore senza una risposta chiara, definitiva. E' il cinema firmato Soderbergh, con inquadrature, forme di recitazione e montaggio che si presentano più o meno intense e trasgressive. "Unsane" è perfetto nel suo script che caratterizza quella lucida follia interpretativa, dentro norme di uno stile classico, con cui Soderbergh riesce a manifestare le sue esigenze stilistiche e la sua inconfondibile personalità artistica. (La recensione del film "Unsane" è di Rosalinda Gaudiano)
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