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Universitari recensione] - Piccola premessa: parlar male di autori (?) specializzati in prodotti adolescenziali come Moccia equivale, come si suol dire, a sparare sulla Croce Rossa e per di più è una tendenza decisamente troppo mainstream oramai. Pertanto, sarebbe stata quasi una conquista personale riuscire a tirare fuori qualche lode da questo film, giusto per andare un po' controcorrente. Ebbene, nonostante i buoni propositi di partenza e tutta la volontà di astenersi da opinioni preconcette, esiste una sottile linea di confine che separa il tollerabile dal disturbante e questo limite purtroppo è stato pienamente oltrepassato. Ma riavvolgiamo il nastro e facciamo mente locale. Il film ha come protagonisti sei giovani che si ritrovano a convivere in un'ex clinica, che una stravagante proprietaria ha adibito (lettini ospedalieri e sedie a rotelle a parte) ad abitazione in affitto per studenti. Abbiamo l'aspirante cineasta romanticone e sognatore (Carlo - Simone Riccioni), lo studente di medicina (Alessandro - Primo Reggiani) che in realtà vorrebbe fare il comico, l'iraniano che studia ingegneria (Faraz – Brice Martinet) . Poi la studentessa di farmacia dal faccino pulito (Francesca – Sara Cardinaletti), l'esuberante modaiola dalla parlantina facile (Giorgia - Nadir Caselli) e infine la bellona svampita (Emma- Maria Chiara Centorami) in cerca di fama e successo in tv (o nei night club, a seconda delle circostanze). Ovviamente, come ogni commediuola italiana contemporanea che si rispetti, la trama si regge sulle microstorie familiari e sentimentali che si intrecciano alle vicende dei vari protagonisti (ridotti a macchiette) in una malriuscita contaminazione tra comedy e drama, la cui risultante emotiva sullo spettatore consiste nell'istinto irrefrenabile al pianto nei momenti comici, smorzato da un'incredula e amara risata in quelli presumibilmente drammatici. Tra la relazione clandestina con l'assistente universitario quarantenne, il lutto familiare, l'incontro tra cultura orientale e occidentale e, ancora, la problematica dei genitori assenti o, viceversa, troppo presenti, abbiamo un bel po' di carne al fuoco.. Ma ciò che se ne ricava è un piatto cotto e riscaldato così tante volte da puzzare di bruciato. La colpa è soprattutto da ricondurre a uno script che fa della superficialità e dei clichè più ovvi il suo tratto distintivo, risultando del tutto inadeguato nell'affrontare dignitosamente determinati temi e situazioni, che, appena accennati, vengono sbrigativamente piantati in asso o risolti con finali spiccioli e melensi, almeno quanto il meta-film mostratoci nella scena dell'esame al Csc. Dialoghi sterili e ben poco realistici - conditi dalla fastidiosissima voce fuori campo del cineasta, che per tutta la durata ribadisce incessantemente e svenevolmente come questi coinquilini siano per lui una famiglia - toccano rare vette di pathos con la citazione/ intonazione a cappella della hit della Amoroso, che dovrebbe rispecchiare lo stato d'animo della povera fanciulla sedotta e abbandonata dall'assistente, il tutto sotto lo sguardo languido e commosso del coinquilino. Se Moccia credeva di poter rispecchiare la realtà dei giovani universitari odierni, ha proprio sbagliato strada. Un peccato, perché nonostante la presenza di altri film in materia di convivenza fra studenti dalle caratteristiche più variegate (vedi L'appartamento spagnolo), si poteva realizzare qualcosa di interessante e attuale, che rispecchiasse davvero questa generazione negli anni della crisi economica, ma anche socio-culturale. Dal punto di vista puramente visivo inoltre, non ci si allontana troppo dallo stile della sceneggiatura, ovvero da scelte tipicamente televisive. Una regia sostanzialmente piatta che pecca anche nella direzione degli attori. E se tutti i luoghi comuni disseminati qua e là nel corso della trama non fossero abbastanza, è il finale a coronare questa fiera della banalità con un bel happy ending all'americana, e speriamo che sia davvero finita.
(la recensione del film
Universitari è di
Sarah Farmad)
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