La recensione del film Una vita violenta

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UNA VITA VIOLENTA - RECENSIONE

Una vita violenta recensione
Recensione

di R. Gaudiano
[Una vita violenta recensione] - Thierry De Peretti, dopo "Apache" suo primo lungometraggio del 2013, riprende a parlare della sua Corsica. Se, con "Apache" focalizzava la contemporaneità della sua amata isola, con "Una vita violenta" il cineasta corso racconta tutt'altra cosa e mette in scena il luttuoso fermento politico che partì come ideale soprattutto dalle coscienze giovanili, ma che poi circoscrisse la gioventù corsa in una morsa di odio e vendetta nell'arco di tempo che va dal '75 al 2002. Stéphane (Jean Michelangeli), che per ragioni politiche è emigrato a Parigi, fa ritorno a Bastia per l'uccisione del suo amico d'infanzia, Christophe, ammazzato per un regolamento di conti. De Peretti, attraverso il percorso nefasto del giovane Stéphane, intellettuale benestante di Bastia, coglie il momento buio e di completo smarrimento della gioventù corsa, che facendo propria l'idea edificante di giustizia e libertà finisce malamente, in azioni delittuose irrecuperabili, dal sapore solo di tragedia umana. La parabola idealista del giovane studente Stéphane inizia in modo totalmente banale. All'inizio il giovane si presta a nascondere delle armi, quindi finisce in carcere, ed è proprio lì che radicalizza le sue idee comuniste ed entra a far parte della Lotta Armata della Corsica. Il personaggio di Stéphane è liberamente ispirato alla tragedia della vita di Nicolas Montigny, giovane attivista nazionalista assassinato a Bastia nel 2001. Attraverso una giostra di ricordi De Peretti realizza un documento di storia reale, autentica, usando volti, voci, leggende, fatti, momenti di assoluta confusione politica e violenza inaudita, trasfigurati con la storia contemporanea della Corsica. Una Corsica che conobbe un momento così terribile in cui le guerre fratricide gettarono l'isola nel più totale immobilismo politico degenerativo, svuotando completamente l'ideale positivo della lotta. L'idea d'indipedenza si concretizza nel Fronte di Liberazione Nazionale della Corsica, presto sciolto perché giudicato corrotto, ma continua il suo operato in tutta clandestinità. De Peretti riesce ad argomentare la storia mostrando quel fervore d'ideale di lotta per una Corsica libera e giusta attraverso i dialoghi dei militanti. Pur riuscendo a restare avalutativo nei fatti, il cineasta rende concreta e tangibile quella violenza che approda alla gratuità di sentimenti non più controllabili, come l'esecuzione sommaria di due uomini per mano di sicari armati che irrompono in un vigneto sotto gli occhi dei contadini. "Una vita violenta", il titolo stesso lo dice, traccia con singolarità un momento storico della Corsica in cui la violenza raggiunse un'apoteosi di febbre giustizialista tale da provocare uno scollamento non solo sociale ma anche culturale. La scintilla fu forse figlia di un sentimento romantico di patriottismo, in cui però la morale deve restare salda ad ideali edificanti. Non fu così per quegli entusiasti e fervidi giovani del FNLC, che trasfigurarono quegli ideali iniziali in una brutta rovinosa violenta tragedia, e basta. (La recensione del film "Una vita violenta" è di Rosalinda Gaudiano)
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