UNA VITA DIFFICILE di Dino Risi
di Veronica Ranocchi
Scopo di questa rubrica è analizzare i grandi film del '900 e quindi di IERI. Contestualizzarli ad OGGI per comprendere se la prova del TEMPO li ha resi ETERNI o superati. Verranno prese in considerazione solo opere che all'epoca vennero reputate CAPOLAVORI per sviscerare, analizzandone il contenuto e la forma, gli aspetti che li hanno resi tali da essere circoscritti al loro TEMPO per ovvi motivi sociali, o ETERNI, anche OGGI e DOMANI.
Un dramma dai toni più leggeri quasi tendenti alla commedia è quello diretto da Dino Risi che vede
protagonista Alberto Sordi, nel ruolo di un partigiano romano. "Una vita difficile" racconta la vita di
Silvio Magnozzi, interpretato proprio dall'attore romano, che, dopo aver combattuto come
sottotenente del regio esercito durante la seconda guerra mondiale, si unisce ai partigiani contro le
forze neofasciste. Alla ricerca di un rifugio, Silvio viene inviato presso un albergo per chiedere
informazioni alla padrona, ma lì viene scoperto da un soldato tedesco che intende farlo fuori,
fucilandolo sul posto. Fortunatamente la figlia della padrona, la giovane Elena, riesce ad essere più
veloce e uccide il soldato con un ferro da stiro. Subito dopo invita Silvio a nascondersi nel mulino
che era di proprietà dei suoi defunti nonni, che appare l'unico luogo momentaneamente sicuro dove
ripararsi e anche riposare.
Col passare del tempo, inevitabilmente i due si innamorano e vivono, all'interno del mulino, come
due amanti. Dopo la liberazione, però, Silvio torna a Roma, sparendo durante la notte, senza dire
nulla ad Elena. Nella capitale ottiene un posto come giornalista presso "Il lavoratore", un quotidiano
di ideologia comunista. Quando, per il suo lavoro, viene inviato in un paese vicino a quello di Elena,
il protagonista si decide a telefonarle, ricevendo come risposta una serie di insulti, nonostante, alla
fine, la ragazza si presenti all'appuntamento fissato e decida di partire con il suo amato alla volta di
Roma per vivere una vita insieme, seppur con evidenti difficoltà economiche.
Rimanendo fermo nei suoi ideali e principi Silvio sembra, fin dall'inizio, non riuscire ad offrire ad
Elena la vita che la donna aveva sempre desiderato. Addirittura la sera del referendum istituzionale
del 1946, mentre i due passeggiano per strada, la donna viene riconosciuta da degli amici di famiglia,
aristocratici monarchici e conservatori. Tenendo a freno Silvio, i due riescono ad ottenere una cena,
per loro un po' particolare, alla quale si possono, poi, dedicare completamente una volta saputo il
risultato del referendum e dopo che, quindi, gli altri convitati hanno abbandonato la tavola sdegnati
per la vittoria della repubblica.
La vita tra Elena e Silvio procede, poi, con il matrimonio e l'arrivo di un figlio, ma sempre con
difficoltà a causa del fatto che l'uomo non scende mai a compromessi. E proprio per questo finisce
anche in carcere, a seguito delle sommosse in occasione dell'attentato a Togliatti del 1948, e rimane
in cella per due anni e mezzo. Qui ha tempo e modo per scrivere, oltre alle lettere alla moglie, un
romanzo autobiografico di impronta politica dal titolo "Una vita difficile". Quando finalmente esce
scopre che il suo collega lo ha abbandonato, lasciando anche il suo impiego al giornale. Elena,
inizialmente, sembra sostenerlo, ma poi, spinta anche dalla madre, lo invita a prendersi almeno una
laurea per poter ambire ad un lavoro migliore. Silvio, però, non ne vuole sapere né di studiare né di
spostarsi da Roma. Quindi i due, inevitabilmente, si separano.
Due anni dopo, mentre Silvio è intento a cercare di pubblicare e vendere il suo romanzo a personalità
di spicco, incontra casualmente l'amico di famiglia di Elena che lo mette al corrente della situazione
attuale della ex moglie. Il protagonista, allora, ancora innamorato della moglie, tenta con un ultimo
disperato tentativo di riconquistarla e si reca a Viareggio dove lei si trova con un nuovo compagno e
dove dice a Silvio che non ne vuole più sapere nulla di lui.
Tempo dopo, a seguito della morte della madre di Elena, Silvio si presenta, nella sorpresa generale,
al funerale con una lussuosa automobile, e si scusa con la donna, che lo perdona e decide di andarsene
con lui per dargli una seconda possibilità.
A conclusione dell'intera storia c'è, poi, un nuovo inizio per la famiglia, con Silvio che è riuscito a
trovare un nuovo impiego, come tuttofare di un affarista che, però, non perde tempo a screditarlo e
deriderlo, anche pubblicamente.
Un film che, attraverso le varie avventure e vicissitudini di Silvio, e, di conseguenza, di tutte le
persone che hanno a che fare con lui, racconta la storia di un intero paese, mostrando alcuni dei fatti
più noti e importanti. Dalla fine della guerra, al momento immediatamente successivo, dal referendum
al boom economico, tutto è rappresentato con attenzione, ma anche con ironia.
Il personaggio di Silvio che, per certi versi, può essere stereotipato, rappresenta anche l'italiano medio
dell'epoca e le sue scelte, anche se, talvolta estreme in un senso o nell'altro, sono il perno attorno al
quale ruota l'intera vicenda.
Naturalmente gran parte della fama e del successo del film è dovuta all'interpretazione di Alberto
Sordi che si cuce addosso il personaggio di Silvio. L'attore regala al pubblico una performance che
mescola nel migliore dei modi dramma e commedia, sempre al punto giusto senza mai esagerare.
Accanto a Sordi, una bravissima Lea Massari, leggermente in ombra a causa dell'imponenza
dell'attore romano che, con questo film, raggiunge una delle vette più alte della sua carriera.
Ma non è solo grandi interpreti e grandi interpretazioni. "Una vita difficile" è anche altro. Storia,
tematiche, amore. Una mescolanza perfetta di più ingredienti che vanno ad intersecarsi alla
perfezione.
La storia d'Italia, con tutti i suoi momenti più e meno bui, è contemporaneamente cornice degli eventi
che vedono Silvio ed Elena protagonisti, ma anche protagonista essa stessa. L'amore, che va e viene,
è necessario per mandare avanti tutto il resto delle dinamiche. A livello di tematiche c'è un intreccio
continuo: le lotte di classe, la guerra, il pentimento, la redenzione. Il tutto mostrato come solo il
cinema sa fare, grazie anche ad una direzione impeccabile e, per certi versi, innovativa di Dino Risi.
Rispetto ai precedenti film che hanno tentato di affrontare tematiche analoghe, "Una vita difficile" si
pone in un modo sicuramente più innovativo. A partire dalle inquadrature, più "dinamiche", per non
parlare di scelte stilistiche diverse, la storia mostrata da Risi riprende alcuni cliché di film precedenti
apportando delle interessanti modifiche che saranno poi riprese da grandi nomi successivi.
A conclusione si può, quindi, tranquillamente affermare che Silvio Magnozzi rappresenta, ancora
oggi, a distanza di anni, l'italiano medio che ha realizzato, o almeno ha provato a realizzare alcuni
dei suoi obiettivi e sogni. Lo era IERI, lo è OGGI, e lo sarà DOMANI.