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Una notte da leoni 3 recensione] - La saga finisce. Al terzo capitolo, come nella migliore tradizione, la trilogia si conclude. I leoni sono tornati e pare (ma solo pare) per l'ultima volta (ma ne siamo poi sicuri?). E ovviamente finisce dove tutto è cominciato: al Cesar Palace di Las Vegas. La capitale del gioco si estende all'infinito nel bel mezzo del deserto, una spianata a perdita d'occhio di insegne e luci al neon mentre i nostri tre eroi si avvicinano nella notte all'appuntamento col destino ma soprattutto con Mr. Chow, rocambolescamente fuggito da un carcere di massima sicurezza di Bangkok e ora rifugiatosi in una suite del Cesar a sputtanarsi tutti i soldi rubati ad un boss della mala (la new entry John Goodman). Già riproporre lo stesso impensabile canovaccio per due volte consecutive è stato un azzardo che in pochi avrebbero tentato (e proprio perché azzardo Todd Phillips, vincendo, ha sbancato il botteghino). Ripeterlo per la terza volta è forse sembrato eccessivo perfino per i diabolici autori di Una notte da leoni che hanno optato quindi per una storia più lineare e convenzionale, sia nella forma che nei contenuti, che si configura come una caccia all'uomo on the road bislacca e surreale. Per cui niente percorso a ritroso sulle tracce di pezzi di memoria bruciati da strani mix tra marshmallow e stupefacenti, niente risvegli con sgradevoli sorprese incorporate, niente mike tyson che deturpa una canzone di phil collins. Anche sul versante dell'irriverenza e della demenzialità (tutta sulle spalle di Galifianakis e dei suoi duetti con Mr. Chow; ma il migliore e il più divertente rimane Stu) si procede con l'acceleratore un po' meno pigiato, il desiderio di osare e di scavallare anche i limiti – del pudore, della decenza, del politicamente corretto – che contraddistingueva, in un gioco sempre in crescendo, le due puntata precedenti viene meno, così come il ritmo del racconto, una forsennata carambola di situazioni scientemente portate all'estremo, la cui spontaneità rendeva Una notte da leoni immune da qualsivoglia deriva volgare o di cattivo gusto, perde alla lunga qualche colpo, anche se – bisogna dirlo – si mantiene comunque al di sopra della media della maggior parte delle produzioni hollywoodiane d'oggi giorno. Lo stesso valga per Todd Phillips: pur in debito d'ossigeno, una manciata di trovate delle sue le azzecca in pieno (una giraffa decapitata, un salto dal cornicione, due protesi mammarie), facendo di una notte da leoni 3 il degno epilogo di una saga che in modo imprevedibile ha saputo ritagliarsi uno spazio di tutto rilievo nel panorama del cinema comico di questi ultimi 10 anni.
(La recensione del film "
Una notte da leoni 3" è di
Mirko Nottoli)
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