di R. Gaudiano
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Una festa esagerata recensione] - Mirea Parascandolo (Mirea Flavia Stellato), compie 18 anni. Come può suo padre, Gennaro Parascandolo (Vincenzo Salemme), non acconsentire alle velleità megalomani di sua moglie Teresa (Tosca D'Aquino) che progetta per la figlia una festa esplosiva? Gennaro è un piccolo imprenditore edile, geometra, senza manie di ostentazioni fuori le righe, a differenza della sua famelica moglie, indefessa ambiziosa sociale. Tutto deve essere perfetto per la grande festa di Mirea, un'entrata trionfale nel mondo delle persone che contano. La vecchia domestica di famiglia è stata sostituita da un finto cameriere indiano e Lello (Massimiliano Gallo), detto "il secondino", invadente aiutante del portiere, assume il compito di supervisore. L'ingenuo Gennaro è all'oscuro del fatto che sua moglie sta dilapidando una vera fortuna per questa festa, che lui stesso definisce esagerata. Ma, mentre gli invitati sono in procinto di bussare alla porta, una notizia destabilizza i piani della festa: l'anziano signor Scamardella, inquilino del piano di sotto dei Parascandolo, muore. Ed allora pare che la bella festa vada in fumo con un morto, quasi dentro casa. A Napoli quando qualcuno muore, in un condominio c'è il lutto in tutto il palazzo, si chiude il portone, si mettono i candelabri davanti alla porta della casa del morto. Qual' è, allora, la scappatoia? "Una festa esagerata" scritta e diretta da Vincenzo Salemme, nasce come commedia teatrale riscuotendo grande successo sul palcoscenico. Il regista napoletano decide, quindi, la trasposizione cinematografica e organizza la narrazione in un' unità di tempo e luogo, intrisa, come lui suole fare, di equivoci, metafore ed autoironia. La festa si deve fare e…il morto deve morire…domani. Il sapore della recitazione teatrale si percepisce nei siparietti autentici e schietti che ruotano rigorosamente sul doppio senso, tra Salemme e la brava Tosca D'Aquino, che interpreta la moglie cafona arricchita, personaggio umanamente tristissimo. Ma tutto il cast riesce a calarsi in modo semplice e naturale nei singoli personaggi, restituendo al film i connotati di una divertente e dissacrante commedia partenopea, che rivela le nevrosi, le piccolezze ed anche mostruosità dell'animo umano, cattiverie che emergono quando si è costretti a scegliere col più perverso egoismo. La storia scorre abbastanza veloce e spesso la risata è piacevolmente spontanea. La convincente scrittura filmica, sorretta molto bene dalla credibilità dei personaggi, costituiscono i punti di forza di questa commedia che si afferma, anche sul grande schermo, molto godibile nel suo genere. Come faranno i nostri simpatici personaggi ad uscire, per così dire, illesi, da questa curiosa ed improvvisa faccenda che, senza nessun preavviso, ha rotto l'idilliaca atmosfera di attesa della esagerata festa? L'unico modo per scoprirlo è andare al cinema e godersi lo spettacolo.
(La recensione del film "
Una festa esagerata" è di
Rosalinda Gaudiano)
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