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Un'estate in Provenza recensione] - Lèa (Chloé Jouannet), Adrien (Hugo Dessioux) e Théo (Lukas Pelissier), sordomuto dalla nascita, sono costretti a passare l'estate in Provenza dai nonni Irene (Anna Galiena) e Paul (Jean Reno). Quest'ultimo, però, non l'hanno mai conosciuto, dopo alcuni attriti familiari avvenuti anni prima. Olivicoltore, Paul non riesce a gestire la situazione con i nipoti, in uno scontro generazionale che non tarda ad arrivare.
Un'estate in Provenza è il terzo film della regista francese Rose Bosch, già acclamata per Vento di primavera, qui abile a raccontare una storia ricca di sentimenti e sfumature. Théo, sordomuto fin dalla nascita, potrebbe essere un capro espiatorio nel voler raccontare un tema ancora troppo poco affrontato, invece la Bosch lo inserisce perfettamente in una commedia corale dove la differenza è dettata da tanti fattori, non solamente fisici. Primo fra tutti, il consueto scontro città-campagna, con modi di vivere completamenti opposti che destabilizzano la vacanza dei ragazzi, visto che anche cercare la rete del cellulare sembra un miraggio. A dominare, infatti, è la campagna provenzale in tutto il suo splendore, con il olivi di Paul che prendono il sopravvento. Ed è proprio nonno Paul, interpretato da un perfetto Jean Reno, ad essere il motivo principale per uno spaccato generazionale che racchiude anche i complicati rapporti all'interno della famiglia, ma la cornice del film è divertente e di qualità, e questo fa sì che si riesca a parlare di tematiche complesse con una leggerezza che scalda il cuore. Un'estate in Provenza, quindi, si rivela una commedia dove, nonostante gli stereotipi siano facilmente riconoscibili e l'happy end sia assolutamente prevedibile, l'inaspettata svolta con i ricordi dei trasgressivi anni Settanta restituisce sorrisi e ammirazione verso i due nonni che, sotto sotto, sono ancora dei ragazzini. Così, quella che si prospettava come una vacanza da incubo, permette a Lèa e Adrien di crescere e confrontarsi e a Thèo che l'amore, quello vero, non ha bisogno di parole, ma solo di tanti gesti che lo dimostrano. Perché le difficoltà e le differenze si superano, se c'è la volontà di farlo e di accettarle.
(La recensione del film "
Un'estate in Provenza" è di
Martina Farci)
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