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Trama

UN CONDANNATO A MORTE E' FUGGITO di Robert Bresson
Un condannato a morte è fuggito Recensione
Lione 1943. Il tenente Fonrtaine, uomo della Resistenza, è catturato dai Nazisti. Mentre lo portano nel carcere di Montluc, tenta la fuga, ma viene preso, torturato e messo in isolamento. La sua idea fissa resta la fuga che preparerà minuziosamente, con lentezza e meticolosità. I ritmi della vita del carcere si succedono meccanicamente. Un altro condannato che ha tentato la fuga rivela a Fontaine, prima di essere giustiziato, preziose informazioni. Arriva, infine, un nuovo compagno di cella con il quale Fontaine riuscirà ad evadere.
Idea Centrale
II rapporto, quasi metafisico, dell'uomo con la sua libertà, tra destino e volontà umana. Tutto si basa sulla forza di volontà, sulla possibilità e necessità di far leva su di essa per vincere la paura e la propria debolezza, soprattutto interiore.
Analisi
La grigia fotografia, così come il tetro ambiente in cui la vicenda è collocata, comunicano un senso di abbandono e di disagio. Bresson elimina tutto quello che gli appare superfluo e costruisce il film con una serie di primi e primissimi piani dei volti dei personaggi, mettendo in evidenza le mani e gli oggetti che servono a preparare la fuga e soffermandosi sulla minuta osservazione dei gesti, per scrutare e per capire gli aspetti più reconditi della personalità con quella freddezza e precisione che sono il segno inconfondibile del suo cinema.
Note e curiosità
II film si ispira ad una fatto realmente accaduto al tenente Andre Devigny. Premio per la miglior regia al Festival di Cannes del 1957. (Da i "201 film capolavoro secondo la critica" di Gaetano Sandri)


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