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Un amore all'altezza recensione] - Non importa che tu sia un architetto di successo, di fama internazionale, non importa che tu abbia molti soldi, una bella casa e una macchina sportiva, non importa che tu sia un uomo brillante, affascinante, generoso, altruista, pieno di risorse, sempre positivo, sorridente e aperto alla vita. Non importa, se sei alto solo un metro e 36. Tutti ti guarderanno, sghignazzeranno, faticheranno a prenderti sul serio, te e chi sta con te. Chi sta con te, nel caso riesca a superare lo shock iniziale (Alexandre, il protagonista, non è semplicemente basso, non è nemmeno un nano, è piuttosto un uomo in miniatura), (si) dirà che degli altri non gliene importa niente ma non è vero. I pregiudizi, i condizionamenti sociali, le apparenze, il verdetto altrui pesano, oltre ogni buon senso e oltre ogni miglior proposito, e Un amore all'altezza, remake francese dell'argentino Corazòn de Leòn, riesce ad esplicitare il tema, scardinandolo sapientemente con il grimaldello del grottesco e dell'iperbole, con assiomatica evidenza. Considerate le premesse (Jean Dujardin in versione portachiavi non si può guardare), il film avrebbe potuto essere, anche dal punto di vista puramente visivo, una stupida commedia al limite del demenziale dove forte era il rischio del ridicolo involontario, per cui si parte un po' prevenuti, ciononostante, il film, ci impiega neanche dieci minuti a convincere chi guarda del contrario. Merito soprattutto di Jean Dujardin, attore con la A maiuscola, capace di rendere credibile un personaggio volutamente paradossale e inverosimile, donandogli verve e carisma quando occorre, a cui fanno da contraltare parentesi di dolorosa e consapevole introspezione (a cui va aggiunta la protagonista femminile Virginie Efira, anch'essa vincente alla prese con un ruolo tutt'altro che semplice) e di una sceneggiatura dai tempi e dai meccanismi comici oliati alla perfezione, che sa riservare momenti davvero esilaranti, sempre a cavallo tra il serio e il faceto, sempre percorrendo la linea sottile dell'autoironia (e sappiamo quanto è difficile di questi tempi fare ironia su qualsivoglia disabilità), sempre rigirando il coltello nella piaga ma senza mai scadere nell'irriverenza di dubbio gusto, (pensiamo tra tutte alla scena nell'ufficio di lei, con l'ex marito che prende a pugni lo schienale di una sedia non accorgendosi che sopra c'è seduto Alexandre), come raramente se ne incontrano.
(La recensione del film "
Un amore all'altezza" è di
Mirko Nottoli)
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