La recensione del film Un americano a Parigi di Vincente Minnelli

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Trama

UN AMERICANO A PARIGI di V. Minnelli

Un americano a Parigi Recensione
Jerry Mulligan giunge a Parigi dopo la prima guerra mondiale e finalmente nella "ville lumière" può dare sfogo alla sua vera passione: la pittura. Il giovane bello ed esotico desta subito l' interesse di una ricca ereditiera che fa collezione di quadri ed amanti. Dopo un breve smarrimento Jerry si accorge che non è fatto per una vita simile e che il denaro lo interessa ben poco. E' invece molto più attratto da Lise, una bella francese giovane e povera. Lise è però a sua volta fidanzata con un pianista perdutamente innamorato di lei.
Idea Centrale
Grande ricerca cromatica nella costruzione delle scene e rimando diretto al mondo della pittura, che testimoniano la freschezza della vena creativa di Minnelli.
Analisi
Il film è uno dei migliori musical degli anni Cinquanta, che si differenziano nettamente dalle riviste precedentei alla guerra, dove la coreografia (secondo il gusto imperante di Busby Berkeley) era un pretesto per figurazioni simboliche. Ora le rochettes, schierate a centinaia, che alzano tutte le gambe a tempo o si piegano in avanti o indietro a un ordine, sono scomparse, sostituite da ballerini e ballerine professioniste. E' il genere che Gene Kelly contrappose a Fred Astaire.
Note e curiosità
Il film ottenne ben sei Premi Oscar: per il miglior film, sceneggiatura, fotografia , colonna sonora, scenografia e per i costumi. Il film ottenne anche il Golden Globe come miglior film musicale dell'anno.


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