La recensione del film Un'altra donna di Woody Allen

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Trama

UN'ALTRA DONNA di Woody Allen

Un'altra donna Recensione
Marion (Rowlands), una docente di filosofia sulla cinquantina, affitta un appartamento per poter scrivere in tranquillità e involontariamente ascolta le ultime sedute di psicanalisi di una giovane donna (Farrow), che si svolgono nello studio adiacente: comincia così a riflettere sulla vita e si accorge che, nel desiderio di controllare ogni cosa, ha privilegiato l'intelletto a scapito delle emozioni profonde e dei rapporti personali, in particolare con la sua migliore amica (Dennis), il fratello (Yulin) e il marito (Holm).
Idea Centrale
Straordinario studio di figura femminile, sicuramente il più complesso e maturo che Allen abbia mai realizzato.
Analisi
Alcuni temi tipici di Allen come la cerebralità e la psicanalisi, altrove affrontati con un registro comico, qui tornano trasfigurati in una disanima esistenziale tanto amara quanto lucida e toccante. Evidente l'influenza di Bergman (c'è persino il suo direttore della fotografia, Sven Nykvist), ma Allen dimostra di saper rielaborare in proprio angosce e atmosfere del regista svedese. Eccellente Gena Rowlands, che mette da parte gli istrionismi del passato trovando una misura recitativa di rara bellezza.
Note e curiosità
E' il primo film interpretato da Gena Rowlands dopo la morte del marito John Cassavetes e il terzo "serio" di Woody Allen dopo "Interiors" e "Settembre". Da notare: è l'unico film di Allen in cui una cura psicoanalitica viene portata a termine positivamente. (dal "Mereghetti" - Dizionario dei film - ed. 2002)


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