La recensione del film Tutti lo sanno

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TUTTI LO SANNO - RECENSIONE

Tutti lo sanno recensione
Recensione

di Mirko Nottoli
[Tutti lo sanno recensione] - Tra i registi più inspiegabilmente osannati del nostro tempo c''è Asghar Farhadi. Vincitore di due premi Oscar (e passi per Una separazione anche se è tutt'altro rispetto a quel capolavoro che ci raccontano, assolutamente no per il pessimo Il cliente, premio politico in funzione anti Trump in quanto autore iraniano), nel suo primo film lontano dai confini natii, Tutti lo sanno, si riscontrano i difetti tipici del suo fare cinema. Cinema filosofico, umanistico, incentrato sul relativismo di pensiero, l'ambiguità del sentire umano, la difficoltosa conquista della verità anche quando la situazione sembra chiara. Le storie di Farhadi sembrano continue variazioni sul tema riconducibile a La parola ai giurati. Se però ne La parola ai giurati il disegno era di una precisione geometrica, i film di Farhadi sembrano al contrario castelli di carta appoggiati su un tavolo con una gamba più corta. E' come se ad un certo punto del racconto intervenga una nota stonata per cui quello che l'esperienza comune o il buon senso suggerirebbe di fare, viene completamente ignorato dagli astanti che partono per la tangente al fine di inseguire la conclusione a tesi imposta dal film, qui simboleggiata dal vecchio meccanismo dell'orologio rotto del campanile della chiesa. E' un battito che va fuori tempo, una camminata che da normale diventa zoppa e dopo non riesce più a riprendere il ritmo regolare, è come un teorema nella cui dimostrazione ad un certo punto si dice che 2+2 fa 5 e da lì si prosegue convintamente nella risoluzione del problema. Non è un semplice errore di distrazione, si è proprio persuasi che 2+2 faccia 5. Per cui in Tutti lo sanno assistiamo alla sparizione di una ragazzina basata su una equazione del tipo: lui da giovane si arrampicava sul campanile; lei va in moto come una scavezzacollo; ergo: lui è il padre di lei (e non rompete le palle con lo spoiler!). Oppure a marchiani espedienti narrativi del tipo che lei capisce che lui è troppo coinvolto nella faccenda perché s'accorge che gli sono venuti i capelli bianchi (!). Se scompare una ragazza durante una festa in paese ci aspetteremmo di vedere un paese sconvolto che si mette immediatamente a cercarla, non una disputa ben argomentata sulla necessità o meno di vendere una vigna. Siamo d'accordo che non esistono i fatti ma solo le interpretazioni, le interpretazioni però devono essere plausibili e pertinenti ai fatti. Quel che c'è di buono è che per il suo primo film in lingua spagnola (co-prodotto da Francia, Spagna e Italia) Farhadi si affida ad un terzetto di attori che è il meglio che la piazza può offrire: Javier Bardem, Penelope Cruz e sopratutto Ricardo Darin. Per avere un'idea di quanto siamo provincialotti nel trailer italiano Darin manco è citato. (La recensione del film "Tutti lo sanno" è di Mirko Nottoli)
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