di R. Gaudiano
[
Turner recensione] - Agli albori del XIX secolo, l'eccentrico pittore inglese Joseph Mallord William Turner (Timothy Spall), burbero e brontolone, dai grugniti facili, perde l'anziano padre a cui era molto legato. Ormai uomo adulto, restio ad avere accanto a sé una donna con la quale condividere il quotidiano, usa, per i suoi appetiti sessuali, la sua donna di servizio che invece nutre per lui una certa affezione. Turner viaggia tantissimo per ammirare con i propri occhi quei soggetti che poi esporrà magistralmente nei suoi dipinti, si intrattiene con l'aristocrazia terriera, frequenta bordelli, è uno stimato ma anarchico membro della Royal Academy of the Arts ed è tanto celebrato quanto disprezzato sia dal pubblico che dai reali. Egli fu, senza alcun dubbio, uno dei più grandi pittori espressionisti inglesi della sua epoca, lui, comune mortale, in perenne conflitto con la sua arte eterna, la sua forza e la sua fragilità che nascondeva dietro una maschera di uomo cinico ed insensibile. A Margate, ospite di una pensione sul mare, conosce la proprietaria della pensione alla quale resterà legato sentimentalmente fino alla morte. Mike Leigh, regista di "Turner", si cala a tutto tondo nell'ultimo periodo della vita di un grande artista dell'arte visiva, un colosso della pittura di quel momento storico, sapendo cogliere con estrema finezza quei particolari che definiscono un uomo artista allo stato puro. Senza indugiare sulla prolifera e preziosa produzione dei dipinti di Turner, Leigh scorre la sua mdp essenzialmente sulla vita del grande pittore sapendo coniugare quella forza talentuosa che distingueva un uomo normale da un uomo dotato di una particolare percezione del mondo e che riusciva, poi, non senza mancanza di pianificazione, ad esprimerla attraverso dei dipinti straordinari per i colori ed il movimento insito nelle immagini che rappresentavano. Un film biografico, ma anche acutamente rappresentativo di come l'arte sia qualcosa che appartiene al soggetto che la esprime in modo indissolubile. Artista si è o non lo si è. E Turner lo era. "Turner" è uno spaccato di vita, accurato e complesso, di forte incisività visiva, tappe di un cammino anche introspettivo, che tocca in pari misura la sfera interiore a tratti incoerente e la sua esplicitazione estetica, nella più sublime delle forme artistiche, la pittura. La fotografia di Dick Pope è quantomeno estasiante, straordinaria. Una fotografia che si coniuga egregiamente con la scenografia di Suzie Davies, la minuziosità e la ricercatezza dei costumi di Jaqueline Durran, nonché l'interpretazione encomiale di Timothy Spall che buca lo schermo.
(La recensione del film "
Turner" è di
Rosalinda Gaudiano)
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