La recensione di Turbo

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TURBO - RECENSIONE

Turbo recensione
Recensione

di Elisa Lorenzini
[Turbo recensione] - Theo mette il turbo. E in qualche modo, arrancando tra buone trovate e regressioni allo stadio zero della narrazione animata (quello rivolto solo agli under 10), la simpatica lumachina protagonista dell'ultima fatica dreamworkiana ci guida fino al traguardo. Theo è un eroe vecchia maniera: in barba alle leggi della natura e della sonnolenta comunità mollusca in cui vive, sogna di diventare un pilota di Formula 1. Ossessionato dal mito del corridore Guy Gagne, Theo non perde occasione per sfidare i propri limiti e mettersi nei guai, gettando nell'imbarazzo il più ortodosso fratello Chet. Da qualche parte là sopra, nel mondo dei bipedi, Tito cerca di salvare la sua modesta rivendita di tacos truccando un'auto per farne un'attrazione. Destino vuole che le ambizioni parallele e speculari di Theo e di Tito confluiscano nella stessa impresa: partecipare alla mitica 500 miglia di Indianapolis. Questa, in sintesi, la trama di Turbo. E il problema di questa gradevole pellicola animata, colpevole anche di aver tradito la vocazione adulta degli ultimi lavori Dreamworks (vedi i recenti I Croods e Le 5 leggende) per insabbiarsi in una più semplice, bambinesca apologia di coraggio&perseveranza, è proprio l'estrema sintesi della struttura narrativa. Eloquente ed efficace nella prima porzione di film, in cui descrive la vita nel micromondo lumachesco da cui Theo cerca di evadere, l'occhio del regista esordiente David Soren (e l'inesperienza, ai piani alti delle major cinematografiche, si nota) si concentra poi totalmente sull'obiettivo del protagonista: la corsa di Indianapolis. Trascurando il corpo centrale del film, quello che avrebbe potuto dare sostanza ad una banale fiaba per bambini e sollevarla oltre pellicole di pari livello, come Bee Movie e Ortone e il mondo dei Chi (che parlavano lo stesso gergo irrimediabilmente infantile) e promuoverla nel gotha dei capolavori animati. I comprimari non trovano sviluppo adeguato e sbiadiscono in un contorno generico usato solo per dare polpa allo script, senza pretesa di arricchirlo. Il parallelo tra il mondo umano e quello animale non viene indagato se non nei termini, piatti, di una comunanza di obiettivi tra Theo e Tito. La tematica automobilistica, infine, già sdoganata dai due Cars della Pixar, suona vagamente ripetitiva. E la poca verosimiglianza del sogno di Theo non facilita l'immedesimazione di un pubblico adulto, che sorride di fronte alle smorfie della tenace chiocciolina ma non arriva a farne un mito. Turbo, in definitiva, è un cartoon ben disegnato e diretto con qualche sbavatura, che non allunga il passo della Dreamworks sull'eterna rivale Pixar (in uscita in parallelo con il capolavoro Monsters University) e che intrattiene senza entusiasmare. (La recensione del film "Turbo" è di Elisa Lorenzini)
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