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Troppa Grazia recensione] - Immaginate di essere un semplice geometra al quale d'improvviso compare la Madonna per chiedergli di costruire una chiesa al posto di quel gigantesco edificio hi-tech per cui sta lavorando. Che fareste? Questo lo spunto alla base dell'ultima fatica di Gianni Zanasi, Troppa grazia, vincitrice del premio Europa al Festival di Cannes 2018. Uno spunto che non è semplicemente la classica intuizione più o meno geniale su cui imbastire la solita mediocre commedia italiana che dopo appunto l'idea di partenza non sa più che pesci pigliare (ci viene giusto in mente il recente Io c'è, sempre con Battiston, tanto per rimanere in tema religioso), bensì il la, audace e provocatorio, per una vicenda dai tratti delicati, non scontati, potenzialmente ricca di implicazioni che la sceneggiatura purtroppo sceglie di toccare solo in parte, per inseguire traiettorie che rischiano di relegarla in una dimensione fortemente anacronistica. Zanasi, anche sceneggiatore, si dimostra più che intelligente ad evitare gli stereotipi connaturati al genere, a svicolare pericoli come un buonismo imperante o un diffuso cerchiobottismo atto a non offendere nessuno, pericoli costantemente dietro l'angolo quando si parla, soprattutto in Italia, di fede o religione. La Vergine invece, anche iconograficamente, è lontanissima dall'immagine da santino votivo che si potrebbe temere così come la sua indole è tutt'altro che bontà infinità, pietà e comprensione, dimostrandosi al contrario decisa, risoluta, perfino violenta nell'imporre la propria volontà. Lo stesso dicasi della controparte, un'Alba Rohrwacher sull'orlo di una crisi di nervi ma per niente persuasa ad accettare passivamente quanto gli sta capitando, convinta che l'apparizione della Madonna lungi dal rappresentare una fortuna sia solo una "gran sfiga" . L'incontro/scontro tra le due donne (mettiamoci il cuore in pace, oggi o si è femministi o non si è) è senza dubbio la parte migliore di Troppa grazia che Zanasi gira con personalità e piglio incurante dei possibili malintesi, utilizzando un linguaggio diretto che non teme la blasfemia, introducendo ogni epifania con una bagno di luce dorata a illuminare la scena, sottolineata per contrasto da un commento musicale elegantissimo e moderno. Purtroppo, come si diceva, la quantità di implicazioni che una tale situazione lascerebbe supporre (fanatismo montante, proselitismo, mass media a caccia di scoop, polemiche da social) è toccata solo marginalmente (quattro sparuti che pregano, l'addetta dell'ufficio stampa preoccupata per due articoli di giornale, il padre che pubblica un post su facebook), mentre comincia a fare capolino qua e là una sorta di fastidioso qualunquismo di stampo grillino alla "tutti ladri, tutti a casa" (l'architetto corrotto, il costruttore corrotto, il comune corrotto, la povera geometra corrotta, il povero elettricista che non arriva alla fine del mese e subaffitta la casa ai russi per colpa degli extracomunitari che ci rubano il lavoro e dei cinesi che rilevano i bar a noi italiani e neanche sanno fare un caffè) che si risolve, nel finale, in un immenso messaggio ecologista, retorico, misoneista e vagamente pacchiano, che trova anch'esso larga aderenza nel movimento 5 stelle e per il quale verrebbe da chiedersi: ma c'era davvero bisogno di scomodare la Madonna? Non era sufficiente un altro comitato in stile No-tav?
(La recensione del film "
Troppa Grazia" è di
Mirko Nottoli)
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