La recensione del film Tre Piani

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TRE PIANI - RECENSIONE

Tre Piani recensione
Recensione

di T. Di Pierro
[Tre Piani recensione] - Tre piani, tre famiglie, tre problemi differenti. Es, Io e Super-Io. La nostra vita si snoda tra queste tre istanze, ci inciampa e vi appartiene nel medesimo istante. Le si può controllare o ci si abbandona in balia di esse? Un bravo psicologo vi darebbe la risposta giusta, qui la risposta giusta non esiste e sfuma nell'arte. Perché Tre piani, il nuovo film di Nanni Moretti tratto dall'omonimo romanzo dell'autore israeliano Eshkol Nevo, offre la sua risposta come può, indagando a fondo le vite di svariati inquilini di una palazzina romana alle prese con delicati avvenimenti che sconvolgono del tutto le loro esistenze "apparentemente felici", nell'ordine: un omicidio, un presunto abuso sessuale e una solitudine irrisolvibile. Seguendo quella scia di drammaticità che aveva antecedentemente esplorato in Mia madre (film che tanto aveva preso le distanze dalle precedenti pellicole del regista) Moretti accentua ancora di più questa sensazione drammatica e va a cercare l'incomunicabile, l'inespresso, il non detto. Perché sì, deve esserci un po' di Antonioni in questo film, dalla perenne situazione di incomunicabilità che sovrasta tutto, all'incubo delle famiglie di classe medio-alta che non sanno dove sbattere la testa, non si confrontano, non si parlano, in una parola: non si amano e se amano lo capiscono troppo tardi, quando ormai il danno è fatto e si possono solo raccogliere i pezzi e provare a ricominciare. Sarà possibile farlo? Come abbiamo già detto, la risposta sfuma nell'arte. Moretti dopo sei anni di assenza, sarebbero stati cinque se non fosse stato per la pandemia, torna al cinema e lo fa con un soggetto che fa e non fa per lui, perché un Moretti così drammatico non l'abbiamo mai visto e la scelta, dopo tanti anni alla regia, di adattare un soggetto non suo, ma di un altro appare strana e forse è proprio questo che il regista sentiva di dover fare: esplorare qualcosa di nuovo che non fosse completamente suo, ma in cui comunque si riconoscesse. Tre Piani è sicuramente morettiano, indaga le pulsioni e le nevrosi dell'uomo moderno più che mai, come già aveva fatto in passato. L'Attila che però è alle porte è la cupezza, all'ombra di ogni film di Moretti e che qui la fa da padrone in uno sfondo nuovo e noto allo stesso tempo. E allora le cose da fare sono due: o ci si arrende o ci si ironizza sopra e Moretti cosa fa? Nessuna delle due, semplicemente l'accetta, l'accetta e cerca di andare avanti. Nanni Moretti, siamo certo tu sia ancora lo splendido quarantenne di Caro diario, solo un po' più vecchio, più consapevole del dramma della vita, più cupo, non per questo meno affascinante (ma a recitare ancora non ci siamo). (La recensione del film "Tre Piani" è di Tommaso Di Pierro)
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