La recensione del film Transfert

TRANSFERT - RECENSIONE

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di R. Gaudiano

[Transfert recensione] - Stefano Belfiore(Alberto Mica), psicoterapeuta, ascolta, analizza, filtra i racconti dei suoi pazienti. Una giostra umana si alterna sul divano di questo giovanissimo psicoterapeuta che, seduto sulla sedia dietro la sua scrivania, cerca di restituire fiducia e serenità ai pazienti dileguando le loro ansie e timori. Ma c'è un imprevisto. Un paziente, con il suo stesso nome, s'introduce nello studio e attraverso le consuete sedute di psicoterapia determina una relazione strana, quasi un gioco perverso con lo stesso Stefano, tirando in ballo due sorelle, sue pazienti. L'equilibrio delle sedute cliniche si destabilizza e Stefano si ritrova in serie difficoltà anche con il suo terapeuta–supervisore. Opera prima del regista e scrittore catanese Massimiliano Russo, "Transfert" affronta le pratiche dell'inconscio, corde sorde e profonde dell'animo umano frustrato e fragile, per risalire ad abusi psicologici subiti durante l'infanzia. Nell'incedere incalzante di una narrazione seduttiva e ben strutturata, il cineasta catanese rende con efficacia un thriller psicologico avvincente che ruota sull'esistenza umana, su esperienze emozionali soffocate e mai elaborate. La fragilità umana spesso si aggrappa all'immaginazione, osando azioni mistificatorie per elaborare un vissuto pregresso ingabbiato in emozioni senza caratterizzazione. Ed è proprio su questa evoluzione scenica, di non facile resa cinematografica, che Russo riesce a sciogliere con considerevole bravura registica i nodi del thriller. La fotografia dai colori sbiaditi e l'essenzialità della scenografia giocano in sinergia con gli altri elementi del film, come l'ottimo montaggio, nel sorprendente raggiungimento del finale. "Transfert", presentato a fine novembre in anteprima al RWF, è stato selezionato in diversi festival, riscuotendo successo da parte di pubblico e critica. (La recensione del film "Transfert" è di Rosalinda Gaudiano)
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