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Tracks recensione] - Il produttore Emile Sherman (Il discorso del re) e il regista John Curran (Il velo dipinto), come mille altri lettori, sono rimasti rapiti dall'autobiografia di Robyn Davidson, ma sono gli unici cui la protagonista ha ceduto i diritti della sua storia. Tracks è il risultato di questa intima e rispettosa collaborazione tra autrice e regista.
Robyn è una ragazza poco più che ventenne, dopo aver raggiunto Alice Springs, una delle cittadine più remote dell'Australia, decide di lasciare il cuore di quella terra dura come il ferro e rossa come il sangue per attraversare il deserto. Vuole riempire la memoria di sabbia, vento e luce, fino a liberare il suo senso d'irrequietudine nel blu dell'oceano indiano. Da questa liberazione la separano 2.700 chilometri, Robyn li vuole percorrere solo con il suo cane Diggity e dei cammelli che rendano sostenibile la traversata. Per finanziare il viaggio accetta il compromesso più difficile: il National Geographic le impone la presenza di un fotografo Rick Smolan (Adam Driver) che documenterà la sua storia. Ma per Robyn è un sacrificio. Custodisce gelosamente l'idea di un suo spazio. Uno spazio che non appartiene nemmeno a lei ma che vuole imprimere con i suoi passi per portarne traccia dentro di sé. Robyn sopporta, è paziente, non soffre il vento quando soffia forte e soffoca il fuoco delle ultime stelle, non avverte il sole quando si fa più ostile facendo delle sue spalle due dune infuocate, e non sente il sudore freddo della fatica mentre trasporta secchi d'acqua densi e pesanti come petrolio.
Ogni fotogramma fa spalancare gli occhi dello spettatore: lo fa perdere nelle distese immense dell'outback australiano, lo fa addentrare tra le terre di Ayers Rock che difficilmente può aver visto altrove perché si tratta di siti sacri ai nativi, che la stessa Robyn ha potuto attraversare solo guidata da un anziano della comunità aborigena secondo la tradizione.
Mia Wasikowska, già notevole in Stoker, trasmette l'irrequietudine e il tormento della protagonista: ha gli occhi di chi cerca disperatamente in se stessa qualcosa che non le interessa condividere. Il suo sguardo non fa sconti a nessuno, ma deve accettare di essere vulnerabile, di avere bisogno dell'altro. Solo quando riuscirà ad ammetterlo troverà la forza di proseguire, da sola certo, quello che ha iniziato in un viaggio di remota solitudine.
Curran, scegliendo interpreti e musiche, riconoscendo quando il suono del vento e delle parole deve trovare il suo spazio, scavando a fondo nel disagio di Robyn rende partecipi della sua ostinata ricerca, archetipo di un bisogno che ardeva da tempo dentro di lei.
(La recensione del film "
Tracks" è di
Clara Gipponi)
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