La recensione del film Torneranno i prati

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TORNERANNO I PRATI - RECENSIONE

Torneranno i prati recensione
Recensione

di Rosalinda Gaudiano
[Torneranno i prati recensione] - Ermanno Olmi, regista attento alle piccole cose, alle psicologie minori, alla vita che scorre nel quotidiano, non trascura un anniversario: quattro novembre, giorno dell'armistizio firmato a villa Giusti che pose fine alle ostilità della Prima Guerra Mondiale. Cento anni sono passati dalla fine della Grande Guerra! "La guerra è una brutta bestia che gira il mondo e non si ferma mai" (Toni Lunardi, pastore). Fronte nord-est, 1917, sull'Altopiano ci sono stati terribili e sanguinosi scontri. I soldati ammassati nelle trincee, provati dal freddo e dalla fame, la paura è compagna inesorabile, tutti sanno che basta un attimo perche la morte li raggiunga. Fu una carneficina, la Grande Guerra. Un corpo a corpo animalesco, perché così si combatteva. Dagli alti comandi arriva l'ordine di trovare un posizionamento per spiare la trincea avversa, i soldati dell'avamposto devono eseguire l'ordine per depistare il nemico austriaco. Ma i soldati, poveri, italiani o austroungarici che siano, sono tutti uguali ed alla fine l'ordine non viene eseguito. Consapevoli delle loro limitazioni strategiche, quei soldati andarono incontro ad un massacro. Sull'Altopiano di Asiago Ermanno Olmi gira "Torneranno i prati". Un film sulla memoria della Grande Guerra, un racconto che si svolge tutto in una nottata. Nelle trincee, lungo i camminamenti, nel bunker del capitano, nel ricovero dei soldati, è l'oggi che fa paura perché il domani non esiste. Eppure, la celata consapevolezza di quei soldati sul fronte, che la vita è speculare alla morte, è sostenuta da una forza tenuta sommersa che va al di là dell'umano, che è qualcosa di trascendente, di divino. Perché la guerra non ha niente di umano, di intelligente, è un evento infedele al progresso, al bene comune, ad un mondo che può progredire sono nella pace. Lassù, su quell'Altopiano, la montagna è silenziosa, ammantata sotto una soffice coltre nevosa. La neve è caduta copiosa, ha cancellato i sentieri dei pastori, le avventure dei cacciatori. Una volpe , al calar della sera, è fedele al suo appuntamento davanti all'avamposto. Nelle trincee scavate con le pale, i soldati sono sempre pronti, infreddoliti, ma pronti, scattano ad ogni rumore sospetto, ad ogni sibilo sinistro. Per il maggiore (Claudio Santamaria), ed il tenentino (Alessandro Sperduti), nel rigore del ruolo c'è l'esigenza di tenere salda la compattezza dell'intero reggimento. La Grande Guerra compie cent'anni! Su quell'Altopiano di Asiago Ermanno Olmi ha ricostruito le trincee, ha portato le attrezzature per i combattimenti, perché il suo ultimo film fosse una testimonianza ed anche un omaggio nel ricordare quella grande stupidità criminale che l'umanità ha commesso e che purtroppo continua a commettere. Fedele come sempre al neorealismo, Olmi scrive un affresco storico forte e commovente. In bianco e nero, con toni sommessi e delicati, i silenzi e le attese sono verbi, così come i volti rassegnati dei soldati accarezzati da una luce intensa. Fra realismo puro e simbolismo, "Torneranno i prati" è un'opera franca, poetica nella sua leale drammaticità umana, un'opera che coglie dal particolare un grande e potente messaggio universale all'umanità intera. Su quell'Altopiano, teatro di morte e di disperazione, finita la guerra, sono rinverdirti i prati, i nemici tacciono per sempre in una nenia sommessa continua , nel silenzio, ora, di pace. (La recensione del film "Torneranno i prati" è di Rosalinda Gaudiano)
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