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Tommaso recensione] - Come afferma il personaggio di Edward in Nocturnal Animals, ogni scrittore parla di sé nelle proprie opere, non è da meno uno sceneggiatore (soprattutto se di quell'opera redatta andrà poi a curarne anche la regia), che in quelle parole affida paure, insicurezze, andando a creare un alter-ego finzionale attraverso cui disfarsi delle proprie difficoltà relazionali e amorose. È quanto fatto da Kim Rossi Stuart che nel personaggio di Tommaso, versione adulta del bambino di Anche Libero va bene, va a incarnare quelle paure gestionali di un amore finito e di uno che potrebbe iniziare, il tutto contornato da una irrefrenabile voglia di libertà che impedisce l'assoluta necessità di legarsi a qualcuno, mista a un bisogno di affetto che va ben oltre un incontro passionale effimero.
La seconda opera da regista di Kim Rossi Stuart ha come protagonista il Tommaso del titolo, il quale, giunto al momento di massima monotonia della vita di coppia, riesce finalmente a farsi lasciare dalla compagna Chiara. Sulla scia di questa eccitante e sconosciuta libertà appena conquistata, giura a sé stesso di non precludersi nulla, lasciando la porta aperta ad ogni possibile avventura. Ben presto, però, tale aspettativa non potrà che essere disattesa, complice un'insicurezza di fondo e inconfessabili paure, che lo portano sempre a chiudere in maniera brusca e dolorosa ogni relazione sentimentale appena instaurata,
Dietro a Tommaso si nasconde dunque un'interessante lettura del genere umano, tra paura dell'abbandono e la voglia di restare soli. Al centro di questo primordiale e infinito dibattito psicologico si frastaglia, inoltre, una fervida immaginazione che porta a sognare rapporti sessuali destinati a non avere luogo, capaci da una parte di appagare momentaneamente la sete di passione immaginifica, ma dall'altra di acuire quel senso di solitudine che avvolge l'essere umano nella sua natura di animale sociale.
Se sulla carta l'opera, come ogni storia che nasce da una profonda necessità di liberarsi attraverso la scrittura di paure, in una sorta di confessione diegetica, parrebbe anche interessante, nel momento in cui viene tradotta in immagini in movimento perde di originalità e interessamento. Gli inserimenti onirici, infrapposti nella continuità dell'intreccio, non coinvolgono lo spettatore nella psiche di Tommaso, arrivando a divenire perfino fastidiosi. La performance attoriale di Kim Rossi Stuart rasenta la caricatura, è troppo caricata, troppo urlata, facendo sorridere il proprio pubblico, e non riflettere. Le vicende si seguono senza raggiungere un vero e proprio climax narrativo, generando semplicemente ilarità, ma quella ilarità sgradevole, come ci si aspetterebbe da una successione di eventi inconcludenti, che non portano a nessuna soluzione, o ribaltamento della storia. Uno status-quo che sicuramente allude all'incapacità del protagonista di farsi avanti e instaurare delle relazioni interpersonali, ma che nella sua costante ripetizione durante l'arco di tutto il film, non può far altro che sortire l'effetto tedioso di annoiare il proprio pubblico.
Peccato perché, come già detto poco prima, il materiale narrativo era buono, doveva solo essere sviluppato meglio.
(La recensione del film "
Tommaso" è di
Elisa Torsiello)
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