di R. Gaudiano
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Tokyo Love Hotel recensione] - Un microcosmo umano di insoddisfazioni e di incomprensioni racchiuso nello spazio di un hotel, il "Tokio Love Hotel", situato a Kabukicho, famoso quartiere a luci rosse di Tokio, dove lavora il giovane Toru (Sometani Shota), rassegnato e scontento nel dirigere lo squallido Atlas, albergo dell'amore. Hiroki Ryuichi, regista giapponese dallo sguardo acuto e solido verso la realtà sociale del suo paese, mette in scena una storia in cui il sesso muove le coscienze, le aspirazioni ed i desideri dei protagonisti. Tutto si svolge in ventiquattro ore. L'ora è ben scandita a tratti sullo schermo, man mano che si susseguono cambiamenti di situazioni. Tocca al giovane Toru, con il sogno nel cassetto di lavorare per un albergo più dignitoso e di lusso, di imbattersi in cinque storie di sesso consumato nel Tokio Love Hotel. Nella sorpresa di trovare anche sua sorella coinvolta nel giro dei film porno, Toru alla fine è lo spettatore di una realtà umana che sceglie il sesso come nicchia di rifugio sia dei propri bisogni materiali che di vere e proprie pruderie sessuali, come evasione dall'ordinario quotidiano di coppia. Ryuichi racconta così il mondo della prostituzione di giovani donne, che scelgono liberamente di vendere il proprio corpo. Accenna ad organizzazioni che gestiscono queste giovani ragazze squillo. Non tralascia l'adulterio famigliare, relegandolo in una dimensione mortificante e squallida. E non manca di inserire nel contesto anche il sentimento dell'amore, a garanzia di un rapporto da custodire non alla luce del sole. Un racconto misurato , in cui il sesso espresso in amplessi e corpi nudi non raggiunge mai la pornografia e la sconcezza ad intendimenti finalizzati all'erotismo. "Tokyo Love Hotel" ha una scrittura a tratti esagerata nei silenzi e nelle lungaggini sceniche, ma recupera la validità del prodotto nella compostezza dell'analisi che il cineasta giapponese fa sulla giovane e trasandata società del paese del Sol Levante. Lo sguardo è lucido sulla condizione femminile, in un certo senso sottratta alla sottomissione di una cultura maschilista egemone. La contrapposizione, che viene spontanea, tra la geisha, ragazza che ancor oggi intrattiene a pagamento uomini in varie circostanze senza clandestinità, e le giovani prostitute del film, rivela la trasformazione culturale della donna giapponese, che sceglie di vendere il proprio corpo in completo anonimato. Lo sguardo di Ryuichi automaticamente si focalizza anche sul cambiamento maschile nei confronti dei diritti della donna, cambiamento che si allinea su un dialogo aperto e di comprensione reciproca. "Tokyo Love Hotel" è un caleidoscopio autentico su tematiche che investono la vita di relazione delle giovani generazioni giapponesi, con crisi di valori tradizionali, nell'incertezza del vivere quotidiano, raccontato con uno stile introspettivo di rara efficacia, finezza psicologica e raffinata suggestione formale. Forse non è perfetto, ma il lavoro di Ryuchi ha il pregio di coniugare in sintonia ambiente e personaggi, ben caratterizzati, che costituiscono alla fine i nuclei essenziali che si caricano progressivamente di vuoto interiore, mettendo a nudo i conflitti e le crisi morali di un paese proiettato sempre più nell'era futurista.
(La recensione del film "
Tokyo Love Hotel" è di
Rosalinda Gaudiano)
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