La recensione del film Il Superstite

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TIR - RECENSIONE

Tir recensione
Recensione

di Clara Gipponi
[Tir recensione] - Alberto Fasulo ci introduce con tocco delicato in una realtà sempre più diffusa, quella di uomini provenienti dall'Est che si separano dal loro paese per lavorare per ditte di trasporto italiane con la speranza di garantire alle loro famiglie una vita più dignitosa. Questa è anche la storia di Branko che lascia la Croazia, i suoi affetti e il suo lavoro d'insegnante, che a stento gli permette di mantenere a se stesso, per iniziare a lavorare come camionista. L'idea di questo film (vincitore del Marc'Aurelio d'Oro all'ottavo Festival del cinema di Roma) parte da un'esperienza personale del regista: durante un viaggio da Firenze a Napoli perde il treno che l'avrebbe portato a destinazione, rimasto a piedi, trova un passaggio a bordo di un Tir. Da quel giorno prova a penetrare questo mondo di chilometri infiniti, di lunghe ore rubate al sonno e di solitudine. Un mondo fatto di confini sempre più labili dove ogni cartello scritto in una lingua che non è la tua ti ricorda una sola cosa: sei lontano da casa. Fasulo lo frequenta per anni, ne vuole fare un documentario, ma poi cambia idea. Il documentarista friulano sa che ricercando un rapporto così intimo con il camionista rischia di violare la sua persona, rischia di renderlo vulnerabile con il datore di lavoro (con cui non sempre c'è un rapporto sereno), e rischia di comprometterne la relazione con la famiglia lontana, che non ha conoscenza diretta del mondo che sta affrontando. Alberto ha bisogno di un attore, ma non si abbandona a una storia di finzione, vuole che il suo personaggio senta quello che prova un vero camionista. Fa così prendere a Branko Zavrsan (No Man's Land) la licenza di guida, lo fa vivere (e vive con lui) per quattro mesi su una cabina di un Tir. Questi '85 minuti sono il risultato accurato e selezionato di quel lungo viaggio. Forse la scelta di questo ibrido al limite tra finzione e verosimile perde un po' la poesia del documentario e quell'empatia di una "storia" raccontata, ma indubbiamente offre uno spaccato autentico di una realtà ad oggi poco conosciuta. Sono volutamente lasciate di sfondo le proteste dei lavoratori italiani che si oppongono a un sistema di sfruttamento, dove sopravvive chi, per miseria, è disposto a non dormire, a rinunciare a cambi di turni a discapito dei propri diritti e della sicurezza sulle strade. Fasulo non cerca un film di denuncia, almeno non questa volta. In primo piano ci sono uomini e il coraggio di vivere le loro scelte. (La recensione del film "Tir" è di Clara Gipponi)
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