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Thor Ragnarok recensione] - Credevamo, eravamo quasi convinti, che i supereroi ci avessero ormai rotto le palle. Invece gli uomini Marvel, in un modo o in un altro, riescono ancora a sorprenderci. Abbandonati gli echi shakespeariani così cari a Kenneth Branagh, accantonati i sottotesti esistenziali sulla natura, la diversità e la responsabilità del supereroe, Thor: Ragnarok, terzo capitolo della saga personale dedicata al Dio del tuono, rientra in toto nello spirito dell'ultima produzione Marvel, quello scanzonato e cazzone che ha visto il suo apice ne I Guardiani della Galassia, una piega, questa intrapresa dall'universo cinematografico Marvel, votata ad un entertainment leggero, più affine al senso originario dei cinecomics che alla cupezza, travagliata e febbrile, del Batman di Nolan, tanto per citare un esempio. Diretto da Taika Waititi, già regista del non propriamente indimenticabile The boy, Thor: Ragnarok, a dispetto dell'apocalisse evocata dal sottotitolo, è un carrozzone spassosissimo, ludico e sfavillante, per lunghi tratti completamente fine a se stesso (tutta la lunghissima parentesi dei giochi gladiatorii non ha alcuna funzione narrativa all'interno dell'economia della storia se non quella di farci divertire e cazzo se ci fa divertire!) che riesce a coniugare e bilanciare in una mirabile sintesi, registri disparati quali il comico, il demenziale, il fantasy, l'action, la fantascienza e il dramma, modulata al ritmo di una strepitosa colonna sonora elettro-techno-pop-dance in cui spicca Immigrant song dei Led Zeppellin, utilizzata non a caso visto che si citano i vichinghi e il martello degli Dei! Nello spirito dei Guardiani della Galassia, e quindi citazionista e autoreferenziale e con un occhio perennemente rivolto agli anni '80, rientrano anche i numerosi camei, le strizzatine d'occhio, le allusioni e la sensazione di essere continuamente rimbalzati tra un film e l'altro, da Guerre Stellari a il Gladiatore a La storia infinita al Signore degli Anelli. Tra i camei, imperdibile quello del teatrino che vede per protagonisti Matt Damon, Sam Neil e Luke Hemsworth nei panni di Thor. Thor: Ragnarok è sì un carrozzone ludico ma non di meno una lunga sfilata a beneficio esclusivo dell'occhio femminile: Chris Hemsworth, Tom Hiddelston, Idris Elba, Mark Ruffalo e Benedict Cumberbatch, quest'ultimo in fugace apparizione. Agli uomini è sufficiente Cate Blanchett, figa da far paura. Unico neo, l'Incredibile Hulk verso il quale viene montata una spasmodica attesa in vista dello scontro finale e poi durante lo scontro finale se lo dimenticano per un quarto d'ora a combattere nell'acqua, fuori quadro, contro un lupo tanto enorme quanto inutile. Hanno riservato più gloria persino a Karl Urban.
(La recensione del film "
Thor Ragnarok" è di
Mirko Nottoli)
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