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The Wife recensione] - "Dietro ogni grande uomo si nasconde una grande donna". Quante volte il mondo della politica ha fatto proprio, fino ad abusarne, questo luogo comune? Tante, forse troppe. Meno frequente, invece, incappare in tale massima nel mondo della letteratura, un universo di creazione unidirezionale, in cui l'autore di spazi e tempi paralleli è solitamente solo, chiuso nella propria stanza, in stretto contatto con il proprio talento e la propria creatività. Eppure, sin dai primi minuti di "The Wife", balena nella mente dello spettatore una sola, unica frase: "dietro ogni grande uomo si nasconde una grande donna".
Joe Castleman è uno scrittore di successo. Una mattina lui e la moglie Joan vengono svegliati da una telefonata destinata a sconvolgere le loro esistenze: Joe ha vinto il premio Nobel per la letteratura. Mentre la coppia tenta di godersi il proprio soggiorno a Stoccolma in vista della cerimonia, Joan ripensa ai quarant'anni passati al fianco del marito, al patto segreto su cui si è basato il loro matrimonio e al sacrificio lungo una vita con il quale ha sottaciuto la propria ambizione e il proprio talento.
Che il rapporto tra Joe e Joan, così simili e perfettamente compatibili già a partire dai propri nomi, legati da una sorta di assonanza, si fondasse su realtà celate, e misteri mai risolti, è un qualcosa a cui il regista Björn Runge allude durante tutto l'arco del film. Le pose frontali dei personaggi – così come frontali sono le sue riprese – sono metafore prossemiche di verità altre. Fermi, impassibili, quasi regali, i due personaggi compaiono sulla scena come due attori pronti a inscenare un nuovo atto sul palcoscenico teatrale della vita. Entrambi credono così tanto alla recita che portano avanti da anni, tanto da divenirne prigionieri; marionette legate a fili invisibili giostrate dalla forza della loro menzogna. I personaggi di Jonathan Pryce e Glenn Close si girano di rado, evitano di mostrare le spalle ai propri spettatori, quasi per paura di rivelare una verità tenuta nascosta dai propri corpi. L'atto compulsivo di mangiare da parte di Joe appare dunque come un tentativo fallito di riempire un qualsiasi spazio lasciato scoperto e attraverso cui le proprie menzogne possano scappare. Quello che l'uomo non sa, però, è che tale assimilazione incontrollata altro non è che la preparazione al suo letto funereo. Un addio alle scene giunto in concomitanza con un'altra indigestione, questa volta fisica e psichica della moglie, ormai stanca di riempire la propria vita di falsità. "There's nothing more dangerous than a writer whose feelings have been hurt" dirà Joan. Un avvertimento quanto mai profetico, soprattutto se pensiamo che quei sentimenti presi, distrutti, fatti a pezzi e lacerati sono quelli provati da colei che, forgiata dal talento della creazione letteraria, ha accettato di oscurare la propria personalità per illuminare quella del marito. Quando posto tra le mani di uno scrittore il dolore diviene l'arma più potente e con cui colpire, a suon di fantasia e di proiezioni metaforiche, il responsabile di lacrime e urla reali. Le pagine bianche si fanno portatori di vendetta sottile. Nella sua calma e pacatezza, Joan nasconde un animo turbolento e stanco, esaltato da una Glenn Close ai massimi livelli attoriali.
Uniti nella vita, distanti – se non opposti – nel destino diegetico, i binari su cui corrono i due personaggi dovranno ben presto dividersi, perché incapaci di superare l'ennesimo ostacolo. A tirare la leva fatale destinata a separare i due coniugi è l'accettazione universale del talento di Joan, incarnata nella figura del marito Joe. Nel suo essere paradosso, il premio Nobel si presenta in facciata come un evento lieto e pieno di gioia, ma al suo interno è un percorso irto di sofferenze e prove che la moglie accondiscendente non è più in grado di affrontare. Troppi i tradimenti del marito; innumerevoli le gioie privatele; stanca di essere ancora una volta la vittima sacrificale di una società sessista che l'ha messa sin dall'inizio alla berlina, Joan decide di ribellarsi. Così facendo l'intreccio si svilupperà su due archi narrativi completamente differenti e dai risvolti opposti. Se il personaggio di Pryce rimane ingabbiato e pressoché immutato nel suo egocentrico fabbisogno di attenzioni, quello della Close va incontro a una potente trasformazione; un cambiamento che rasenta l'apocalisse domestica, trasformando la donna da moglie in ombra, a tempesta distruttrice.
(La recensione del film "
The Wife" è di
Elisa Torsiello)
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