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The Water Diviner recensione] - The water diviner ovvero il rabdomante. Questo fa il buon Russell Crowe, al suo esordio alla regia, in terra d'Australia, durante gli anni della Prima Guerra Mondiale. Tre figli uccisi al fronte, nella storica battaglia di Gallipoli, la moglie che per la disperazione si toglie la vita annegandosi e il prete che si rifiuta di seppellirla perché sono anni che lui non si confessa. Quando si dice, le sfighe non vengono mai da sole! Prima di morire lei gli rinfaccia che lui sa trovare l'acqua ma non i suoi figli. Non sappiamo per quale strana equazione ad una cosa dovrebbe corrispondere l'altra, fatto sta, che alla fine, lui si convince e parte per la Turchia deciso a riportare a casa tre cadaveri per dar loro un nome e una degna sepoltura. Evidentemente al fu Gladiatore parecchi chili fa piacciono i toni da melodramma elegantemente tinti di storia, nel solco della tradizione del cinema classico hollywoodiano da Lawrence d'Arabia al più recente Paziente inglese. Guardando a quei modelli, The water diviner regge per tutta la prima metà, scorre via liscio e lineare nonostante l'accumulo di sventure, Russell Crowe finalmente in parte dopo una miriade di prove non proprio esaltanti è perfettamente calato nella parte del padre affranto ma risoluto nel portare a termine il compito che si è prefissato e al contempo, nonostante l'orrore della guerra e l'odio che ne è conseguito, consegna alla pellicola un messaggio positivo di rispetto e uguaglianza tra i popoli in nome di un'umanità capace di perdono, coraggio e bellezza, valori universali che sanno andare oltre le divisioni e le contingenze storiche. E' nella seconda parte purtroppo che il film pare perdere di vista la strada maestra e comincia a sbandare talvolta fuori controllo, andandosi ad incartare nella più improbabile, per quanto telefonata, storia d'amore mentre la strada maestra, ovvero la ricerca dei figli, si tramuta pian piano in una rocambolesca fuga completamente appesa ad una premonizione stiracchiata, anch'essa improbabile e improvvisata. Russell Crowe regista dice di essersi ispirato ai suoi maestri, Ridley Scott, Curtis Hanson, Darren Aronofsky, Ron Howard, Micheal Mann ma eccede in troppi ralenty buttati un po' a vanvera, sintomo forse di idee non proprio chiare in sala di montaggio, e non riesce a rinunciare a romanticherie ad elevato tasso di buonismo fotografate in contesti da cartolina. Resta comunque una bella lezione di storia (recuperare anche Gli anni spezzati di Weir) e un film che lascia intravedere riflessioni umanistiche di non scontata sensibilità. Tra le attrici, oltre alla protagonista Olga Kurylenko, fa capolino anche una vecchia conoscenza nostrana che dopo aver imperversato per anni negli spot Tim è tornata ora nella terra dei canguri dove però, a quanto pare, non ha ancora imparato a recitare: niente popò di meno che Megan Gale (qualcuno se la ricorda?).
(La recensione del film "
The Water Diviner" è di
Mirko Nottoli)
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