La recensione del film The Pills

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THE PILLS - RECENSIONE

The Pills recensione
Recensione

di L. Pistorio
[The Pills recensione] - Ne sono passati di anni da quel Novembre 2011, in cui degli ancora sconosciuti "The Pills" fecero il loro esordio su YouTube con il loro primo video "L'amore ai tempi dell'Erasmus", un video che, ad oggi, ha totalizzato più di 682.000 visualizzazioni. Le loro divertenti "pillole" hanno conquistato, in pochissimo tempo, il popolo del web (si spera, grazie al film in uscita, anche quello delle sale), senza mai perdere nel corso del tempo, la pungente e politicamente scorretta comicità che li caratterizza. Così come li abbiamo lasciati nei loro video li ritroviamo nel film: fumando, bevendo caffè e raccontando bizzarre storie intorno al tavolo della loro casa a Giardinetti. Luca, Luigi e Matteo hanno ormai raggiunto la soglia dei fatidici trent'anni, quell'età in cui inizia a farsi sentire il peso incombente delle responsabilità, in cui la necessità di trovare un lavoro è primaria; ma non per loro, non per i The Pills, che sin da bambini hanno promesso di non affrontare ogni sfida e ogni difficoltà, ma soprattutto di non affrontarla insieme. Perseguire il loro obiettivo non sarà semplice: Luca, grazie all'incontro con Giulia (Margherita Vicario), inizia a essere attratto dal lavoro, ma soprattutto dall'idea di aprire un negozio di alimentari "bangla"; Matteo, scopre che il padre cinquantenne (Giulio Corradini, vero padre del protagonista) decide di mollare tutto per coltivare le sue velleità artistiche; Luigi, dopo esser stato chiamato "signore" da un ragazzino, decide di tornare adolescente e partecipare all'occupazione del liceo Mamiani. La tematica del film è tra le più attuali e dibattute, ma soprattutto, fortemente autobiografica, come dichiarato da Luigi Di Capua in conferenza stampa: "Nel 2010 ci siamo davvero ritrovati tutti e tre laureati e senza lavoro. Le uniche possibilità erano occupazioni in ufficio, otto ore per trecento euro. Non ne valeva la pena. Allora ci siamo detti che volevamo almeno tentare di fare quello che ci divertiva. Da qui arriva il sottotitolo "Sempre meglio che lavorare". Per noi la serie è stata una valvola di sfogo: Luca voleva fare il regista, Matteo il rapper, io lo sceneggiatore. Malgrado i primi tempi difficili abbiamo deciso di restare compatti, resistere. Lavorare significava smettere di fare The Pills. Detta in modo retorico: smettere di credere in quel che vorresti fare, interrompere una cosa iniziata insieme. C'era questa regola dell'immobilismo: guai se qualcuno fosse andato a lavorare. Il punto di partenza del film è stato questo sentimento sincero e vissuto: quello di raggiungere i trent'anni e dover interrompere la post adolescenza che abbiamo prolungato il più possibile". Il linguaggio utilizzato nel web è stato tramutato coerentemente in quello cinematografico mantenendo tutti i punti cardine: l'utilizzo del bianco e nero in alcune scene (il cui uso non è mai casuale ma sempre strategico), lo slang romanesco e i suoi luoghi comuni, ma soprattutto le innumerevoli citazioni cinefile (L'Attimo Fuggente, La Dolce Vita, Diaz, Batman Begins, Come Te Nessuno Mai, Ecce Bombo e tantissime altre). Menzione speciale per l'uso congeniale e funzionale dei formati: dal 2,35:1 per le parti d'azione al 1,85:1 per le parti comiche. La colonna sonora si integra alla perfezione con l'immaginario del film ed è costituita da brani appartenenti ad artisti del panorama indie romano, da "Gaetano" di Calcutta a "Promiscuità" dei Thegiornalisti, passando per una citazione de I Cani: "avevamo all'inizio pensato di usare Vasco e altri classici", afferma Di Capua, "ma poi ci è sembrato giusto rappresentare e portare al cinema un immaginario musicale coerente, dando spazio a tutti gli artisti nostri coetanei che sono in grado di raccontare questo periodo e la nostra generazione", e non poteva esser fatta scelta più azzeccata. Sempre Meglio che Lavorare è un prodotto nuovo, diverso dalle solite commedie che siamo abituati a vedere, un film che non sarà in grado di parlare soltanto ai fan di lunga data del trio, ma a un pubblico più vasto, che guarda oltre i confini di Roma, grazie al linguaggio divertente e con quella vena malinconica che caratterizza i nostri tempi. (La recensione del film "The Pills" è di Liliana Pistorio)
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