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The Nun recensione] - Forse non sapremmo definire il termine "filmetto" ma è probabile che alla voce "filmetto" troviate The Nun. Ci proviamo. Filmetto è un film né bello né brutto; più brutto che bello, però. Il filmetto non supera l'ora e mezza di durata e di solito gravita attorno ad un titolo forte: può essere sia lo spin off sia il quarto o quinto capitolo di una saga che ha già esaurito quanto aveva da dire o in ogni caso si inserisce nella scia di un filone che ha conosciuto il successo. Il coinvolgimento produttivo e realizzativo del filmetto sono tendenti allo zero, l'ambizione artistica assente così come qualsiasi tipo di approfondimento, dell'intreccio, dei rapporti interpersonali, delle psicologie dei caratteri. Che se per vedere un filmetto devi vestirti, prendere la macchina e pagare un biglietto allora c'è caso che t'incazzi, se ti capita di vederlo in un sonnecchioso sabato pomeriggio su Italia 1 allora va anche bene. Così è The Nun, satellite artificiale lanciato nell'orbita del James Wan's Universe ruotante attorno al brand The conjuring (leggi i Coniugi Warren), come già i due Annabelle, Wan che si comporta verso le sue creature alla stregua di J.J. Abrams: tiene saldamente per sé la linea narrativa principale realizzando kolossal che superano largamente le due ore dove massimi sono l'impegno profuso e la cura maniacale nel dettaglio, mentre si riserva il ruolo di produttore esecutivo delle altre schegge più o meno impazzite lasciandole al divertimento di registi semi esordienti o ex direttori della fotografia (Corin Hardy è noto prima di The Nun solo per aver girato The Hallow) che tanto, alla fine, è tutto grasso che cola. In The Nun veniamo a conoscenza della genesi della suora sosia di Marylin Manson, dietro cui si cela il fantomatico demonio Valak che perseguitava il povero Patrick Wilson ne Il caso Enfield, conducendoci in un misterioso monastero perso nei boschi della Romania nei primi decenni del XX secolo. Tenendo fede al proprio status di "filmetto", tutto in The Nun è descritto in termini superficiali e niente di ciò che accade è davvero spiegato: perchè proprio lì, perchè proprio lui, perchè proprio lei, cosa cerca, cosa vuole, quali addentellati ha con la storia principale? Tra ululati, porte che cigolano, organi, cori gospel, tombe, crocifissi, apparizioni e sparizioni, bisogna credere a quanto si assiste sulla fiducia. Elemento degno di interesse: il monastero, costruito non su un luogo sacro ma su un luogo demoniaco, non quindi per celebrare il divino quanto per mantenere il maligno al confino. Protagonista della vicenda è Taissa Farmiga, sorella di Vera, ovvero la Lorraine Warren di The Conjuring. Che vi sia una relazione tra le due anche nella fiction?
(La recensione del film "
The Nun" è di
Mirko Nottoli)
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