La recensione del film The Martian

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THE MARTIAN - RECENSIONE

The Martian recensione
Recensione

di Mirko Nottoli
[The Martian recensione] - Sopravvissuto: The Martian avrebbe dovuto essere un film drammatico, o almeno è quanto ci si aspetterebbe viste le premesse, il ritorno di Ridley Scott alla fantascienza/thriller, con un protagonista creduto morto, su Marte, costretto a sopravvivere senza cibo, ossigeno, e riparo (tra l'altro Matt Damon abbandonato su un pianeta lontano e Jessica Chastain che deve andare a recuperarlo, sembra lo spin off di Interstellar). E invece The martian è una commedia che affronta le situazioni più disperate col passo leggero e scanzonato della disco music anni '70, un feel good movie che, a fronte di problemi insormontabili, offre soluzioni sulla carta complicatissime ma che poi alla prova dei fatti si rivelano naturali come il respirare. A metà strada tra Cast away e Apollo 13, è un messaggio ecumenico di pace tra i popoli e solidarietà quello che Ridley Scott dischiude, ammettendo così apertamente la vocazione favolistica di The Martian, dalla morale ottimistica e speranzosa, in cui l'umanità intera sa superare divisioni e interessi particolari in nome della valorosa sorte del singolo. L'uno in cui si rispecchia il tutto. Non ci sono cattivi: i cinesi collaborano con gli USA, il mondo segue col fiato sospeso l'evolversi della vicenda, il direttore della NASA ha l'espressione bonaria di Jeff Daniels e si fa prendere simpaticamente per il naso dal pischello geniale spuntato dal nulla, gli astronauti si sacrificano, il protagonista accetta il fato con stoica rassegnazione. Non esistono sabotatori, approfittatori, sciacalli o caimani. In ballo c'è un bene superiore, il valore di essere e sentirsi uomini. Per cui non c'è nemmeno da discutere sul da farsi. Rapiti da un ingenuo entusiasmo fanciullesco, seguiamo anche noi per 141 minuti la vicenda col fiato in gola, fregandocene delle incongruenze. Chissenefrega se appare improbabile essere sparati in orbita protetti solo da un telo di plastica e là venire agguantati da un astronave di passaggio come fossimo una pallina da baseball raccolta dal guantone. Chi siamo noi, poi, per dirlo? Astrofisici nucleari? Pertanto non vogliamo nemmeno sentire le vocette stridule dei pedanti amatori delle leggi quantistiche e delle inverosimiglianze della fisica, quelli che Interstellar è brutto perché non è possibile passare vicino ad un buco nero senza esserne risucchiati. Noi vogliamo solo fare un tifo da stadio per il protagonista, interpretato da quell'attore straordinario che è Matt Damon, attore capace come pochi altri di entrare in empatia col pubblico, in grado di racchiudere muscoli, anima e cervello in un solo gesto, di stare in scena da solo, per tre quarti di film, e non sembrare lui ad essere quello in primo piano. Tutti si scandalizzano perchè Di Caprio non ha mai vinto un Oscar. Bisognerebbe meravigliarsi del fatto che Matt Damon non solo non lo ha mai vinto (quello per la sceneggiatura non conta!) ma spesso non viene preso nemmeno in considerazione. (La recensione del film "The Martian" è di Mirko Nottoli)
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