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The Lone Ranger recensione] - Prendete un produttore, due soggettisti, un regista e un attore trasformista e chiedete loro di lavorare insieme. Se tra essi vi sarà affiatamento, la prima volta otterrete un ottimo prodotto finito, la seconda un buon prodotto, la terza uno scarso prodotto, alla quarta il regista, probabilmente stufo, verrà sostituito, ma il team, deciso a continuare, lascerà l'attore principale, e le conseguenze saranno pessime. Potrebbe essere riassunta così la storia del quintetto Bruckheimer, Elliot e Rossio, Verbinski, Depp, alla loro quarta collaborazione con "The Lone Ranger", liberamente ispirato alle avventure dell'indiano Tonto e del Cavaliere Solitario (che da anni affollano l'immaginario collettivo americano), trasmesse per la prima volta in radio nel 1933 e raccontate poi con una serie tv trasmessa dalla ABC dal 1949 al 1957. "The Lone Ranger" narra la storia del giovane procuratore John Reid (Armie Hammer), in viaggio verso la sua città natale, sul cui treno viaggiano però anche il pericoloso criminale Butch Cavendish (William Fitchtner) e l'indiano Tonto (Johnny Depp). L'assalto al treno da parte dei compagni criminali di Cavendish provoca un grande incidente alla stazione, così lo sceriffo della città, fratello di John, decide assieme a lui di inseguire i criminali attraverso i canyon, ma viene colto di sorpresa e ucciso. John viene salvato dall'indiano Tonto e, una volta rinsavito, decide di vendicare il fratello assumendo l'identità del Cavaliere Solitario, indossando una maschera per nascondere la sua vera identità, accompagnato dallo strampalato pellerossa. "The Lone Ranger" è un'adventure comedy che sa poco di avventura, visto che riesce ad annoiare dal primo all'ultimo minuto di proiezione, regalando sì qua e là qualche battuta divertente ma adagiandosi su una comicità sin troppo familiare, unita a situazioni slapstick anch'esse già viste, alle quali si aggiungono tutti gli stereotipi del cinema western. Elementi, questi, che tentano di nascondere una sceneggiatura non solo noiosa ma anche confusa, che ruota attorno a un centro instabile e privo di contenuti. Insomma, è chiaro che spostarsi dai Caraibi al Far West non abbia giovato al quintetto reduce dal successo ai botteghini della saga dei pirati. E se lì il trasformista Depp era riuscito a creare un personaggio capace di offuscare l'attore che lo interpretava, arrivando a occupare un posto a sé nell'immaginario collettivo, qui il tentativo non riesce perché l'indiano Tonto è solo una pallida spalla (anche se ogni tanto comica) di un a sua volta spento Hammer, che perde per altro tutto il suo fascino seduttivo e la delicatezza che lo contraddistinguono. Soffia un vento di crisi in casa Bruckheimer… chissà se il vascello su cui il suo fedele team viaggia da tempo alla ricerca di storie inesplorate riuscirà finalmente ad attraccare di nuovo su un'isola felice.
(La recensione del film "
The Lone Ranger" è di
David Di Benedetti)
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