La recensione del film The legend of Tarzan

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THE LEGEND OF TARZAN - RECENSIONE

The legend of Tarzan recensione
Recensione

di A. Bizzotto
[The legend of Tarzan recensione] - La rivendicazione ambientalista è piuttosto polverosa: è l'ombra di un diabolico re del Belgio che, negli anni dell'espansionismo coloniale europeo, sfrutta un Congo puro e selvaggio calpestando flora e fauna (anche umana). L'avidità, che sa sfociare in malvagia ferocia, è ben più crudele della legge della jungla. John Clayton III, alias Tarzan, è invitato (pretestuosamente?) a tornare in Congo come testimonial ante litteram di una campagna monarchica belga. Riottoso ad abbandonare l'Inghilterra dove vive con la consorte Jane, accetta dietro le insistenze di un diplomatico del Governo degli Stati Uniti. Ma senza sapere di essere in realtà pedina di un intricato complotto di vendetta, ordito per difendere interessi più grandi di lui. La trama è esile, e la sceneggiatura di Adam Cozad e Craig Brewer mal distribuisce gli snodi del racconto. Sequenze intrise di action selvatico, lenti ed enfatici flash-back, indugi compiaciuti sulle meraviglie della natura azzoppano un racconto che, in partenza, pare sostituire l'enfasi a una vera passione per la narrazione. La contrapposizione fra un bene che è rispetto per la natura e un male che vuole soggiogarla per sete di denaro è risaputa e suona fasulla. I cattivi sono macchiette di perfidia (incluso il diabolico capitano Leon Rom di Christoph Waltz), i buoni hanno un'integrità rigidissima: quando le loro visioni si incontrano (e scontrano) il risultato può sfiorare il ridicolo. Non mancano sequenze imbarazzanti, come la quasi-catartica resa dei conti fra Tarzan e il capo tribù Mbonga assetato di vendetta per l'uccisione del figlio. Restano la tecnica che sfoggia una macchina da presa chiamata a spettacolarizzare soprattutto la sfida alla gravità – niente di nuovo, nonostante tutto – e qualche scorcio da cartolina sulle meraviglie del continente (La mia Africa di Pollack resta comunque lontana). Ma la sinossi va progressivamente perdendo spessore e credibilità. E quel'avanzare verso un pre-finale in cui la fauna demolisce un insediamento coloniale si svuota inesorabilmente di senso, riducendo davvero questo Tarzan a un'accanita, unilaterale chiamata alle armi contro un cattivo di cui, in fondo, le ragioni vengono spiegate troppo sommariamente. Non aiutano gli sforzi di David Yates, che si lascia Harry Potter alle spalle, né un cast che oscilla fra inespressività e over-acting (da Skarsgård fino alla Robbie e a Djimon Hounsou) né un 3D utile in pochi momenti, che spesso spegne la fotografia di Henry Braham. (La recensione del film "The legend of Tarzan" è di Alessandro Bizzotto)
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